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Il ‘Clásico de Clásicos’: ecco la storia di Guadalajara-Club America

Il ‘Clásico de Clásicos’: ecco la storia di Guadalajara-Club America - immagine 1
Chivas e Águilas, rojiblancos e azulcrema, provincia e città: la sfida tra le due squadre più titolate del Messico è molto più di una semplice partita.
Alessandro Savoldi

El Clásico de Clásicos, Guadalajara-Club America, più di una semplice partita. La sfida tra Chivas e Águilas è la più sentita del calcio messicano, una rivalità che va al di là del terreno di gioco.

La nascita e i simboli di Guadalajara e Club America

Il Club America

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Il Club America ha sede a Città del Messico. Nato nel 1916 per volere di un gruppo di studenti, è la squadra più titolata della storia del calcio messicano e del calcio nordamericano in generale. Le Águilas, così soprannominate a partire dal 1981 quando il nuovo presidente Diaz Barroso cambiò il logo sociale, hanno vinto 16 volte il campionato messicano e 7 volte la Champions League Concacaf. In entrambi i casi si tratta di un record. La scelta ricadde sull'aquila per il messaggio di potenza e fierezza che l’animale trasmette. Nel 1959, infatti, Televisa, il principale operatore televisivo dello sport messicano, acquistò il club e scelse di potenziare l’immagine del Club America. Per questo motivo, i vertici societari decisero quindi nel 1981 di attuare una importante campagna di rebranding, modificando tra le altre cose il logo. Ancora oggi Televisa gestisce la squadra della capitale, cosa poco gradita dai tifosi delle altre compagini messicane. Il Club America, infatti, è la squadra più odiata del paese secondo i sondaggi, con un termine preciso coniato proprio per descrivere questo sentimento: antiamericanismo. L’avversione è dovuta, oltre alle vittorie, al fatto che gli azulcrema sono visti come la squadra della televisione e godano di un trattamento di particolare favore dai media.

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Il Guadalajara

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Il Club Deportivo Guadalajara, invece, fu fondato nella città omonima nel 1916 dal belga Edgar Everaert, trasferitosi in Messico per operare come agente di commercio. Everaert scelse i colori che all’epoca indossava il Bruges, la sua squadra preferita, il rosso e il bianco, con il blu come tinta secondaria. Nonostante poi il club belga abbia cambiato divise, il Guadalajara ha mantenuto la tradizione rojiblanca. Il soprannome della squadra, molto utilizzato e nato negli anni ‘70, è Chivas, che significa “capre”. Dopo un decennio di successi, la squadra faticò a ripetersi, rischiando di retrocedere diverse volte. La penuria di vittorie portò al soprannome “Chivas Flacas”, che letteralmente vorrebbe dire “capre magre”. Dopo un miglioramento dei risultati, l’aggettivo flacas fu eliminato, ma il Guadalajara rimase la squadra delle Chivas. Fondamentale nella storia dei biancorossi è il legame con la tradizione e con il territorio nazionale. Il vivaio del club è uno dei migliori del paese e la rosa della prima squadra è composta solamente da giocatori di nazionalità messicana o provenienti da famiglie di origine tricolore, un po’ come succede nei Paesi Baschi con l'Athletic Bilbao. A oggi il Guadalajara è la seconda squadra messicana per numero di campionati nazionali vinti, 12, a cui si aggiungono 2 Champions League Concacaf.

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Il Classico dei Classici

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Lo status dei due club, spesso in contesa per i trofei nazionali e continentali, ha portato alla nascita di una rivalità particolarmente sentita. Lo scontro tra le due squadre è conosciuto come Classico Nazionale o Classico dei Classici, due espressioni che spiegano bene il peso della sfida tra Club America e Guadalajara. Come in tutti i derby, alcuni particolari eventi hanno accentuato la rivalità. Il primo grande incontro tra i due club risale al 1954, quando i due club si sfidarono in una drammatica finale di Coppa del Messico. Dopo lo 0-0 nei tempi regolamentari, nei supplementari l’America riuscì a resistere nonostante l'esplusione del proprio portiere e la partita finì 1-1. Ai rigori vinse proprio la squadra della capitale, che poté festeggiare il titolo per la prima volta dopo quasi vent’anni.

Un altro degli episodi che davvero fece infiammare gli animi risale poi al 1959. Il Club America affrontò, in tre trasferte consecutive, i tre club di Guadalajara, l’Oro, l’Atlas e, per ultimo, il CD Guadalajara. In tutte e tre le occasioni finì 0-2 e dunque l’allenatore dell’America, Fernando Gonzalez, dichiarò: “Ormai l’America non viene a Guadalajara per vincere, che è un'abitudine. Quando veniamo qui, lo facciamo per cambiare il prefisso telefonico della città. L’ho detto anche ai miei amici: per telefonare a Guadalajara, digitate due-zero, due-zero, due-zero, oppure 20-20-20. Cortesia del Club America.” Le Chivas ebbero la loro rivincita qualche mese dopo, quando, a Città Del Messico, in quello che viene considerato il primo vero Clásico Nacional, vinsero con lo stesso risultato. 

Una rivalità senza esclusione di colpi

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In seguito sono stati molteplici gli episodi di tensione tra le due squadre. Nel 1964, il difensore del Guadalajara Guillermo Sepulveda, dopo essere stato espulso, si tolse la maglia bianco-rossa e, mostrandola alla panchina avversaria, disse: Di questa dovete aver paura…”. Quasi vent’anni più tardi, nel maggio 1983, allo stadio Azteca di Città Del Messico, la partita sfociò in una rissa che ancora oggi è considerata la peggiore nella storia del calcio tricolore. Le Chivas avevano bisogno di vincere in trasferta con due gol di scarto nella semifinale di ritorno del campionato messicano. Dopo una serie di duelli estremamente ruvidi, al 25’ il capocannoniere azulcrema Outes fu espulso per un pugno ad un avversario.

La rissa causata dal gesto durò circa dieci minuti, e solo l’aiuto della polizia e l’espulsione di Cardenas del Guadalajara riportarono la calma. La partita comunque riprese, con gli ospiti che riuscirono nell’impresa di segnare 3 gol e conquistare l’accesso alla finale. A pochi istanti dal termine, Gomez Junco, bandiera dei rojiblancos, prese in giro la panchina del Club America, indicando il tre con la mano. Si scatenò un’altra rissa, questa volta ancora più violenta, con l’intervento delle forze dell'ordine a interrompere la mischia. A essere più penalizzato fu il Guadalajara, che perse sette giocatori per squalifica in vista della finale del campionato, dalla quale uscì sconfitto contro il Puebla. L’anno dopo, nel 1984, le due squadre giocarono la finale nazionale l’una contro l’altra, in quella che fu ribattezzata Final del Siglo”, “finale del secolo”: vinse il Club America, riscattandosi dopo la sconfitta della stagione precedente.

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Fuori dal campo: modernità contro tradizione

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La rivalità tra Club America e Guadalajara va al di là dell’aspetto sportivo e ha radici anche di tipo sociale e culturale. Come detto, il Club America ha sede a Città del Messico, è la squadra della capitale, cosmopolita e proiettata al cambiamento. Viceversa,  il Guadalajara rappresenta non solo lo stato di Jalisco, ma in generale tutta la provincia messicana e l’attaccamento alle tradizioni, riscontrabile anche nell’impiego esclusivo di giocatori locali. I mass media messicano accentuarono la narrazione che vedeva opporsi città e provincia, rinnovamento e tradizione, soprattutto da quando il Club America è diventato proprietà di Televisa nel 1959. Nel 1984, periodo apicale della rivalità, la tensione causò diversi episodi molto gravi. In occasione della Finale del Secolo, la frase “Viva il Club America” costò la vita a un giovane tifoso, ucciso da un sostenitore del Chivas.

I precedenti tra Club America e Guadalajara

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Guadalajara e Club America si sfidano per la 259a volta, negli ottavi di finale della Concacaf Champions League. Nei precedenti, la squadra della capitale ha trionfato in 98 occasioni, mentre sono soltanto 79 le vittorie dei rojiblancos. Infine, 81 i pareggi. Non è la prima volta che i due club si incontrano in campo internazionale, con già due doppi confronti nella fase a eliminazione diretta della massima competizione continentale. In entrambi i casi, nel 1985 e nel 2024, l’America passò il turno, conquistando il pass per i quarti di finale. L'appuntamento è fissato per giovedì 6 marzo alle 2.30 italiane.