Il tifo

Le coreografie più spettacolari di Bayern Monaco e Borussia Dortmund

Silvia Cannas Simontacchi
Il "Klassiker" tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund è lo scontro più spettacolare della Bundesliga, anche sugli spalti: coreografie imponenti, tifo organizzato e messaggi forti rendono le curve tedesche uniche nel panorama calcistico europeo
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Secondo il cliché, i tedeschi non sarebbero tipi particolarmente passionali. Ma se c’è un’eccezione che smentisce il luogo comune, è il Klassiker tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund, l’apice emotivo della Bundesliga. Non un derby in senso stretto, ma molto più di una semplice sfida: è il confronto tra due idee di calcio, due visioni del tifo. Da una parte, la potenza scenica e organizzata della curva bavarese; dall’altra, la furia viscerale e travolgente del muro giallo di Dortmund. Ogni incontro diventa un manifesto visivo: mosaici umani, coreografie monumentali, citazioni storiche, slogan che parlano di identità e appartenenza.

Dietro questo spettacolo c’è il cuore pulsante del calcio tedesco: le tifoserie organizzate. Gruppi che progettano le coreografie per mesi, trasformando la curva in un altare laico. In un periodo storico in cui il calcio è sempre più confezionato per la TV, le curve tedesche ricordano a tutti che la passione – quella vera – vive ancora negli stadi. Basta alzare lo sguardo verso gli spalti per capire chi comanda davvero. Il risultato sul campo, poi, si vedrà.

L’eleganza bavarese: le coreografie del Bayern Monaco

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Riflesso della filosofia di gioco che ha plasmato la squadra nel tempo, la curva del Bayern Monaco è strategia e architettura. Le coreografie della Südkurve si distinguono per un'eleganza rigorosa: più sobrie rispetto ad altre tifoserie tedesche, ma grandiose nella scala e nell’esecuzione. Ogni elemento è pensato al millimetro, ogni striscione fa parte di un disegno più grande, come un’operazione coreografica militare fatta di bandiere, colori e messaggi precisi.

Un esempio perfetto? Il celebre “Mia San Mia” a tutta curva: il motto identitario del club campeggia tra bandiere rosse e bianche, disegnando una dichiarazione d’orgoglio che sintetizza lo spirito bavarese. Altro momento entrato nella memoria collettiva è stato il tributo a Franz Beckenbauer: un’intera coreografia dedicata al “Kaiser”, con la sua immagine stilizzata al centro di una cornice dorata, circondata da messaggi di gratitudine e rispetto.

A colpire è anche la precisione estetica delle coreografie a bandiere, che in occasioni speciali coprono l’intero Allianz Arena come un enorme drappo rosso e bianco. Un mare in movimento, perfettamente coordinato, dove il tifo diventa scenografia.

Questo stile riflette bene il DNA del Bayern: un club vincente, strutturato, internazionale, che spesso viene visto come una "macchina perfetta", a volte un po' troppo distante dal tifo di pancia. Eppure, oltre la patina aziendale, c'è una passione autentica, forse più composta ma non per questo meno sentita. Le coreografie diventano così il punto d’incontro tra tradizione e modernità, tra l’identità storica e l’evoluzione di un club che è allo stesso tempo squadra, brand globale e simbolo di appartenenza per migliaia di tifosi.

Il “muro giallo”: la Südtribüne del Borussia Dortmund

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La Südtribüne del Westfalenstadion – meglio nota come il Muro Giallo – è il cuore selvaggio del Borussia Dortmund. Con i suoi 25.000 tifosi in piedi, è la più grande tribuna d’Europa e il simbolo più potente del tifo organizzato tedesco: duro, compatto, verticale. Qui, le coreografie non sono solo una questione estetica: sono atti teatrali, messaggi visivi, manifestazioni di potere e appartenenza. Memorabile, per esempio, la scenografia del drago giallo che si alza minaccioso contro il Real Madrid nel 2013: un’enorme creatura in cartapesta, articolata e animata, che sembrava prendere vita tra le mani dei tifosi. Un’immagine che fece il giro del mondo, perfetta sintesi tra creatività e intimidazione.

I mosaici umani con scritte come Echte LiebeAmore vero, il motto del club – sono uno dei tratti distintivi del Muro Giallo. Ogni volta, migliaia di tifosi si muovono all’unisono per comporre un messaggio che va ben oltre il calcio: parla di fedeltà, comunità e identità. È una manifestazione di appartenenza che pulsa a ogni partita.

Ma quando serve, il Muro sa trasformarsi in qualcosa di più: una voce che grida dissenso. Il 17 marzo 2015, durante il ritorno degli ottavi di Champions League contro la Juventus, la Südtribüne mise in scena una delle sue coreografie più famose e controverse: “UEFA MAFIA”. Non fu solo uno striscione: fu una vera e propria dichiarazione di guerra visiva e politica. Quel messaggio era la sintesi del malcontento profondo dei tifosi del Dortmund – e più in generale del tifo tedesco – verso un calcio sempre più piegato al business, alle logiche aziendali, ai privilegi dei club più ricchi. Una critica feroce alla commercializzazione della Champions League, alle restrizioni per i tifosi in trasferta, ai prezzi dei biglietti inaccessibili, alla repressione delle curve. Insomma, a un sistema che allontana il calcio dalla sua anima popolare.

La scenografia era potente: lo striscione “UEFA MAFIA” dominava la curva, incorniciato da fumogeni rossi e bandiere nere, a evocare un’estetica cupa e provocatoria, da intimidazione mafiosa. Il mosaico umano che lo accompagnava era compatto, inquietante, studiato per colpire l’occhio delle telecamere. Il Borussia perse 0-3, ma quella sera la partita vera si giocò sugli spalti. L’UEFA reagì come ci si poteva aspettare: arrivò una multa. Ma per i tifosi, quella sanzione fu quasi un trofeo simbolico, la conferma che il messaggio era arrivato a destinazione, forte e chiaro.

Perché a Dortmund, la curva non è solo tifo: è un gesto culturale e politico. Ogni coreografia racconta l’orgoglio operaio di una città nata dall’acciaio e dal lavoro duro. C’è uno spirito anti-establishment, una diffidenza viscerale verso le élite del calcio moderno e i club visti come "aziende", un’idea radicale di calcio popolare, accessibile, vissuto. Fatto da chi lo ama, non da chi lo gestisce. Ogni bandiera alzata, ogni coro urlato, ogni striscione srotolato è parte di questo racconto collettivo. Il Muro Giallo non si limita a tifare, il Muro Giallo crea. E lo fa con la stessa forza con cui, un tempo, si scendeva in miniera: insieme, senza risparmiarsi, con orgoglio. In uno stadio moderno, ma con l’anima di un’arena antica.