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|Allan (a sinistra) con la maglia dell’Udinese.

di Matteo Minotti – Lo chiamavano Allanmao e non c’è da stupirsi se ai piedi del Vesuvio Allan Marques Loureiro ricorda un altro idolo del San Paolo, quell’Alemão idolo della Curva B e artefice dello storico scudetto della...

Matteo Minotti

di Matteo Minotti -

Lo chiamavano Allanmao e non c'è da stupirsi se ai piedi del Vesuvio Allan Marques Loureiro ricorda un altro idolo del San Paolo, quell'Alemão idolo della Curva B e artefice dello storico scudetto della stagione 1989/90 assieme a un certo Maradona. Per il 'motorino' di Ancelotti quella di domenica 17 marzo non sarà una sfida come tutte le altre. Al San Paolo arriva l'Udinese, prima squadra europea a puntare sull'allora poco più che 20enne di Rio de Janeiro. Fiducia ben riposta dagli attenti osservatori friulani capaci di scovare il giovane talento cresciuto nel Vasco da Gama e portarlo a Udine a 'farsi le ossa'.

Cresciuto scambiandosi il pallone a Sao Januario con Coutinho (Allan ha iniziato con il Futsal), ha esordito con l'Udinese allenata da Guidolin nel 2012 contro la Juventus e non è mai più uscito dal campo. E le 116 presenze in tre stagioni in bianconero condite da due reti lo hanno consacrato come uno dei migliori prospetti della Serie A suscitando l'interesse del Napoli e di Maurizio Sarri.

Che fosse un vincente lo si era già capito durante il Mondiale Under 20 del 2011, vinto proprio dalla giovanissima Seleçao di cui facevano parte, tra gli altri, anche Casemiro, Oscar e Willian. Quando De Laurentiis sborsò 12 milioni più il prestito biennale di Duvan Zapata e il cartellino di Miguel Angel Britos era certo di portare all'ombra del Vesuvio un futuro campione. E così è stato.  Come il biondo centrocampista dai tratti tedeschi (in portoghese l'aggettivo tedesco si dice appunto alemão), Allan è in grado di fare reparto da solo e ha compiuto una vera e propria metamorfosi sotto la guida di Sarri prima e di Ancelotti poi. Da puro incontrista a mezz'ala col vizio dell'inserimento dotato di polmoni d'acciaio e dinamismo con cui rubar palloni e creare scompiglio tra le difese rivali, è arrivata anche la prima convocazione con la maglia verdeoro.

Il Brasile nel cuore, grande dinamismo e aggressività in campo, caratteristiche condite da ottima tecnica nei piedi. È questa la sintesi di uno dei perni della squadra partenopea che non può prescindere dal suo numero 5. Inamovibile nel centrocampo a tre dell'attuale tecnico del Chelsea come interno destro e centrale nella linea a quattro preferita da Ancelotti.

Un giocatore totale che ha sempre preferito determinazione e impegno alle 'frivolezze' tipiche dell'animo sudamericano. Senza mai perdere il sorriso. D'altronde nessuno gli ha mai regalato nulla sin da piccolo a Ramos, zona nord di Rio, non esattamente il quartiere migliore della città carioca. Da lì è partito per Udine, dove ha abbandonato le amate chinelo (le infradito brasiliane) che poi ha rimesso ai piedi a Napoli e che talvolta ama indossare per andare agli allenamenti. Proprio come Alemão. Domenica sarà un tripudio di emozioni, al cospetto di una squadra che lo ha fatto diventare grande.

 

 

 

 

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