AL LECH POZNAN LO CHIAMAVANO BARTEK...

Mariusz Rumak su Bereszynski: “Mi colpiva la sua cultura del lavoro, al Napoli diventerà ancora più forte”

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Mancano solo le firme...

Redazione DDD

L’ufficialità arriverà non prima di gennaio, ma – anche a seguito delle parole di Federico Pastorello, intermediario della trattativa con la Sampdoria – Bartosz Bereszynski, terzino destro autore di un ottimo Mondiale con la sua Polonia, è di fatto un nuovo giocatore del Napoli. In maglia azzurra, con la squadra al momento salda al primo posto, ritroverà peraltro il connazionale Zielinski. Per parlare dell’ormai ex Samp, “Europa Calcio” ha contattato Mariusz Rumak, suo allenatore ai tempi Lech Poznan, squadra di massima divisione polacca.

Mariusz Rumak su Bereszynski

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Che giocatore era Bereszynski quando lo conobbe al Lech Poznan? “Lo incontrai in realtà due volte. La prima nella giovanili – quando lavoravo nell’accademia del Lech Poznan – e assieme vincemmo due medaglie, un oro e un argento. “Bartek” era un bel talento, si distingueva anche per la sua diligenza e cultura del lavoro. Tutte qualità che ha conservato anche quando ci eravamo incontrati la seconda volta nella prima squadra del Lech Poznan. Ricordo il notevole lavoro che faceva: si preoccupava molto per i suoi compagni e spesso si sacrificava per la squadra“.

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Quali erano le sue migliori doti? “Come ho detto prima, aveva una incredibile cultura del lavoro. È cresciuto facendo sacrifici e allenandosi sempre duramente, e alla fine è arrivato a questi livelli internazionali. Credo che anche la sua famiglia sia stata importante per lui: lo hanno sempre sostenuto trasmettendogli valori importanti. Lo sport è sempre stato molto presente nella sua famiglia. Suo padre Przemysław è stato un calciatore professionista – vincendo anche un campionato nazionale – e mentre oggi allena“.

Porta ancora con sé un momento particolare con Bereszynski nel periodo del Lech Poznan? “I momenti trascorsi assieme sono stati tanti. Ricordo ad esempio un viaggio per un torneo giovanile nell’ormai distrutta Kharkiv in Ucraina. Tutti i ragazzi vissero e sperimentarono un contesto diverso dal quotidiano, fu un momento molto istruttivo per tutti. Mentre a livello sportivo non dimenticherò mai la finale del campionato Under 17 vinta contro il Legia Varsavia: Bartosz e tutta la squadra fecero una prestazione sorprendente. E infatti diversi giocatori sono arrivati a livelli molto alti“.

Attualmente invece cosa apprezza di più di lui? “La sua migliore qualità è quella di rimanere sempre competitivo, anche quando la situazione non è facile. Ogni allenatore può sempre fare affidamento su di lui. Non a caso ai Mondiali è stato uno dei migliori terzini: veloce, coraggioso e tenace. Inoltre è molto abile nella lettura del gioco“.

Come valuta la sua esperienza alla Sampdoria e cosa pensa del futuro che lo attende a Napoli? “Alla Sampdoria ha fatto indubbiamente molto bene, qualche anno fa ero andato a Genova per osservare da vicino il lavoro del club. Bartek purtroppo era infortunato in quel periodo, ma avevamo avuto modo di parlare e lui era contento e si sentiva molto a suo agio a Genova. Dove è molto cresciuto e maturato come calciatore, specie dal punto di vista tattico. Sono contento di questo suo trasferimento al Napoli: un nuovo contesto equivale anche ad avere nuovi stimoli per continuare a crescere, lui poi è uno molto ambizioso. Sono convinto che il Napoli lo renderà un giocatore ancora più forte“.

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