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BONIPERTI, LA MEMORIA E L'ESEMPIO

Addio Boniperti: segnò 5 doppiette nei derby al Toro, ma da presidente detestava quelle sfide…

TURIN, ITALY: Juventus CEO Giampiero Boniperti on 1990's in Turin, Italy. (Photo by Juventus FC - Archive/Juventus FC via Getty Images)

“La Juventus non è soltanto la squadra del mio cuore. È il mio cuore”. Questa frase dice tutto su Giampiero Boniperti, simbolo della società bianconera come calciatore, come dirigente e come presidente.

Redazione DDD

Boniperti se n’è andato a 92 anni, a Torino. Fin dal suo debutto nel 1946 gol, prodezze e 444 presenze, una vita per quei tempi. L’addio al campo nel 1961, con cinque scudetti e due coppe Italia. Presidente dal 1971 al 1990, ancora vittorie, scudetti e coppe internazionali, con la profonda ferita dell’Heysel rimasta aperta (dichiarò a Roberto Beccantini, nel 2010: “Io c’ero e chi c’era non potrà mai dimenticare. Ripeto: mai. Qualche volta, lo confesso, vorrei vigliaccamente rimuoverlo ma come si fa? E poi non sarebbe nemmeno giusto”. Perché tenere quella Coppa? “Il sangue era nostro”).

Faceva firmare i calciatori in bianco, detestava il derby (“Se potessi, lo abolirei”), ma fu amico vero di Valentino Mazzola, capitano del Grande Torino, allo stadio restava solo per un tempo: non riusciva a reggere quelle emozioni, la partita lo coinvolgeva troppo, considerava Gaetano Scirea “il calciatore ideale”, amava ripetere “Vincere non è importante: è la sola cosa che conta”.

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