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QUELLA COREA...

Corea 1966, Pak Doo Ik non era un dentista: insegnava ginnastica alle reclute…

19th July 1966:  North Korean forward Pak Doo Ik (left) scores from 20 yards out during North Korea's World Cup match against Italy at Ayresome Park, Middlesbrough. Korea won the match 1-0, progressed to the knockout stage, but were defeated 5-3 by Portugal.  (Photo by Central Press/Getty Images)

La promessa non mantenuta di Gianni Brera, l'infortunio trascurato di Bulgarelli: quante storie nella sconfitta contro il goleador coreano che non aveva mai curato un dente in vita sua...

Redazione DDD

di Luigi Furini -

Che poi non era neanche un dentista. Aveva forse ottenuto il diploma, ma in seguito si era arruolato nell’esercito e faceva l’insegnante di ginnastica alle reclute. Di sicuro aveva le mostrine di caporale. Pak-Doo-Ik è l’uomo che ha fatto piangere l’Italia. E’ il 19 luglio 1966. Ci sono i Mondiali in Inghilterra. Gli azzurri, insieme a Brasile, Germania e i padroni di casa, sono fra i favoriti. D’altra parte, durante la preparazione, hanno strapazzato Bulgaria, Austria, Argentina e Messico. Il sorteggio ci assegna in un girone con Cile, Unione Sovietica e Corea del Nord. Il Ct, Edmondo Fabbri, manda il suo vice, Ferruccio Valcareggi, a spiare i nordcoreani (degli altri si sapeva abbastanza) e questi torna con una sentenza: “Sembrano una comica di Ridolini”.

 (Photo by Central Press/Getty Images)

La Corea del Nord arriva al Mondiale in modo un po’ strano. Intanto la Fifa assegna un solo posto per tre continenti: Asia, Africa e Oceania, perché il calcio, allora, era solo una questione fra Europa e Sudamerica. Risultato? I Paesi africani si ritirano per protesta, così fanno molte federazioni asiatiche e per assegnare il posto alla fase finale si gioca un doppio incontro fra Corea del Nord e Oceania. Il mondo occidentale tifa per l’Australia e invece passa la Corea. Cominciano i problemi: intanto l’Inghilterra non riconosce il governo di Pyongyang e non vuole esporre la sua bandiera. Si trova una soluzione: nessun vessillo esposto e suono degli inni solo in due gare, quella iniziale e quella finale. Però gli occhi sono sulla Corea. Chi sono questi? A casa loro non esistono campi illuminati e pertanto non sono abituati a giocare di sera. Però fanno allenamenti durissimi e soprattutto fanno la “cavallina”, ovvero, essendo tutti bassi di statura, per saltare e prendere la palla di testa, un giocatore si appoggia sulle spalle di un compagno (ora questo è vietato). Comunque, il primo turno spazza via tutti i dubbi: sono davvero dei “Ridolini” perché la Corea prende tre gol dall’Urss, mentre l’Italia liquida il Cile (2-0). Alla seconda partita, però, perdiamo con i sovietici mentre la Corea pareggia con il Cile. Dunque, alla terza gara, bisogna vincere.

Gli azzurri sono convinti di farcela. Gianni Brera dice che, in caso di sconfitta, avrebbe smesso di scrivere. Nel club azzurro c’è grande fiducia. Il Ct Fabbri, che aveva portato il Mantova in cinque anni dalla serie D alla A è l’uomo nuovo del calcio italiano. Però è fissato nel far giocare Bulgarelli (centrocampista del Bologna) e lo manda in campo già con un serio problema a un ginocchio. E Bulgarelli dopo mezzora si fa male e deve uscire. La sostituzione è prevista solo per il portiere. E dunque l’Italia gioca in resto della gara in dieci. “Ce la facciamo lo stesso”, si dicono in campo. Invece, una palla persa a centrocampo finisce sui piedi di Pak Doo-Ok. Il “dentista” fa qualche passo di corsa e dal limite dell’area tira in porta. Albertosi è sorpreso: gol. Basta, non ci riprendiamo più. Si torna a casa. All’aeroporto il solito lancio di uova contro gli azzurri. E tutta l’Italia che piange per colpa di un dentista. Che poi, non ha mai curato un dente.

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