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DINO RISI L'INSOSPETTABILE...

DDD Story – Il grande Dino Risi e la vendita del distintivo Inter per 50 centesimi a Peppino Prisco

DDD Story – Il grande Dino Risi e la vendita del distintivo Inter per 50 centesimi a Peppino Prisco

La storia del calcio e i grandi eventi della Seconda guerra mondiale

Redazione DDD

di Luigi Furini -

E’ il 1946. L’Italia è appena uscita dalla guerra e lui è appena tornato dalla campagna di Russia con il grado di tenente. Va a una festa degli alpini e incontra una ragazza. Lei è entusiasta delle penne nere. “Conosco tutti i cori”, gli dice. Poi si dichiara monarchica e juventina (i Savoia sono sempre stati per i bianconeri) . “Ma come - fa lui - io ho votato per la Repubblica e sono interista”. E’ finita che si sono sposati. Lui è Giuseppe Prisco, detto Peppino, poi diventato vicepresidente e primo tifoso dell’Inter. Lei, una ragazza di buona famiglia, è Maria Irene De Vecchi, detta Lalla.

 (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

(Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Prisco diventa interista esattamente il 13 aprile 1930. E’ una domenica. Al pomeriggio si gioca Ambrosiana-Milan (il Duce aveva vietato il nome Internazionale) e vince l’Ambrosiana 2-0. Verso sera una coppia di coniugi amici dei Prisco, fa visita alla sua famiglia. “Ha vinto l’Inter - dicono - bisogna festeggiare”. Peppiniello (in casa, viste le origini napoletane, lo chiamano così) da quel giorno ne combinerà, per seguire l’Inter, in casa e fuori. Nel 1938, a 17 anni, studente del liceo “Berchet”, ottiene dai genitori il permesso di andare a Bari, dove si gioca l’ultima gara del campionato. Prende il treno, da solo, va a Bari, vede l’Inter vincere il suo quarto scudetto e torna. Capocannoniere di quell’anno è Peppino Meazza. “Questo - pensa il futuro avvocato - si chiama come me”. Ed ecco che Prisco, da quel giorno, cercherà in tutto e per tutto di assomigliare al suo idolo. Non ci riuscirà, ma lo il calcio e l’Inter lo avvolgono, gli prendono le giornate. A scuola sarà sospeso ben 23 volte perché trovato a leggere la Gazzetta durante le lezioni. Lo portano dal preside, lui tutte le volte giura di non farlo più, ma la sanzione scatta anche perché il padre (ateo e socialista), informato dei fatti e chiamato a risponderne, rifiuta ogni volta di prendere la tessera del Partito Fascista. E al liceo, il giovane Peppino acquista anche il primo distintivo dell’Ambrosiana. Glielo vende, per 50 centesimi (mezza lira) un suo compagno che diventerà famoso, il futuro regista Dino Risi.

Meazza nel 1940 lascia l’Inter ma Peppino ha ben altro da pensare. E’ in Russia, inquadrato nel Battaglione L’Aquila, 9° Regg. Alpini, 143 Compagnia, Divisione Julia. Hitler e Mussolini vogliono invadere l’Urss ma sbagliano tutti conti, con la forza del nemico e il grande freddo, il “Generale Inverno”. Prisco è uno dei tre ufficiali tornati vivi, insieme a 159 alpini. Finita la guerra, si laurea in giurisprudenza e nel 1946 ritrova in nerazzurro Meazza (passato intanto anche dal Milan e dalla Juve). Poi, nel 1949, la carica di vicepresidente, l’incontro con Angelo Moratti ed Helenio Herrera. Prisco non perde una partita, un raduno degli alpini e una festa nerazzurra. Nel 1995 è a Cornaredo. Con lui, in sala, il neo arrivato Javier Zanetti. Dai tifosi parte il coro: “Peppino Prisco facci un gol”. Si alzano i calici e Zanetti, innocente e ingenuo, lo avvicina: “Tu, quanti anni hai giocato nell’Inter”. “Vedi  - è la risposta - non mi è stato mai possibile, perché io alla tua età ero impegnato sul fronte russo”. Peppino Prisco muore d’infarto il 12 dicembre 2001, due giorni dopo aver festeggiato gli 80 anni.

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