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Il “tiranno” di Siracusa, lui era l’Arbitro: quando il ministro gli mandò la Finanza per colpa di 3 rigori contro la Spal…

Concetto Lo Bello

Concetto Lo Bello e il suo ritratto storico

Redazione DDD

di Luigi Furini -

"Lui era l’Arbitro. E’ stato il più famoso e forse il più grande. Ha diretto 328 partite in serie A e 93 gare internazionali. D’inverno era arbitro di calcio, d’estate di pallanuoto. Concetto Lo Bello, classe 1924 (morto nel 1991), è stato definito in mille modi. Gianni Brera lo chiamava “il tiranno di Siracusa”, con riferimento a Dionisio, despota che governò la città siciliana nel 400 Avanti Cristo. Gli episodi che lo hanno visto protagonista sono da raccontare. Nel 1948, a Caltagirone, un pallone spiove in area, lo colpisce alla testa e finisce in gol. Rete confermata (adesso il regolamento è cambiato). Nel 1961, in Fiorentina-Inter, assegna due rigori ai nerazzurri nel giro di due minuti. I fiorentini protestano sul primo, pochi attimi e la palla torna in area viola. Ancora nervoso e forse per scherno, un difensore tocca leggermente l’attaccante Bolchi dell’Inter e dice a Lo Bello: “Se hai coraggio fischia anche questo”. “Certo, risponde lui, e la mando anche fuori”. Il secondo rigore, però, viene sbagliato dall’Inter e, dicono le cronache, solo questo ha permesso all’arbitro di arrivare sano alla stazione. A Firenze, però, non gliela perdonano e quando viene designato ad arbitrare la viola, viene accolto allo stadio al grido di “duce, duce”. A mettere fini a questa contestazione ci pensa Indro Montanelli. “No – scrive – i termini andrebbero rovesciati. Forse Mussolini avrebbe voluto essere Lo Bello, non viceversa”.

"Nel 1967 assegna tre rigori agli ospiti in Spal-Napoli (1-4) e il ministro delle Finanze, il socialdemocratico Luigi Preti (ferrarese e grande tifoso spallino), manda gli ispettori della Finanza a Siracusa, a rovistare negli affari di Lo Bello (che faceva l’assicuratore). A Siracusa Lo Bello è amato (per un breve periodo è anche sindaco della città), infatti per tre legislature è anche eletto deputato per la Democrazia Cristiana. E’ ancora arbitro quando arriva in Parlamento. E l’Italia si interroga: è giusto che un onorevole vada a correre per i campi, in mutande,  tutte le domeniche. “Continuo, perché sono un uomo libero”, è la sua risposta. Resta negli annali un battibecco con Nereo Rocco, allenatore del Milan. Il “Paron”, così era chiamato, applaude Lo Bello, in modo ironico. L’arbitro si avvina alla panchina, applaude a sua volta Rocco e lo espelle. Non prima, durante un altro battibecco, di aver spinto e fatto cadere a terra Gianni Rivera, capitano rossonero.

"Però Lo Bello è anche il primo che si presenta in televisione ad ammettere gli errori. Lo fa dopo un Milan-Juventus nel 1972, alla Domenica Sportiva. Riconosce di non aver fischiato un rigore a favore dei rossoneri e apre una crepa nel mondo arbitrale, ancora oggi non sanata (tuttora gli arbitri sono tenuti al silenzio e non giustificano le loro decisioni). Certo, è un uomo coraggioso.  Accetta di terminare un Napoli-Juve con 6 mila spettatori a bordo campo. Prende a calci nel sedere un tifoso invasore (in Roma-Napoli nel 1972) fino a consegnarlo alla polizia. Durante una gara in un’Olimpiade, un giocatore jugoslavo, convinto di non essere capito, gli dice “figlio di buona donna”. Ma Lo Bello, prima, si era fatto tradurre le parolacce dal tecnico della pallanuoto Siracusa, lo jugoslavo Bonacic. Risultato: espulso il giocatore. Chi se lo sarebbe aspettato.

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