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GIOCATORE ALL'INTER, ALLENATORE ALLA JUVE...

Livorno, nei “Gabbioni” di Allegri: Armando Picchi ci portava Suarez e Guarneri…

Armando Picchi, uno che non le mandava mai a dire...vero Mago Herrera?

Redazione DDD

"di Luigi Furini -

"E’ stato un grande calciatore nell’Inter di Helenio Herrera e sarebbe stato un ottimo allenatore nella Juventus. Un cancro lo ha fermato quando stava per finire il suo primo anno in panchina. Armando Picchi, per gli amici “Armandino”, perché non era tanto alto, solo un metro e 71, era nato a Livorno nel 1935, proprio di fronte al porto. E dei livornesi ha mantenuto il carattere, popolare e sanguigno. Gioca con gli amaranto della sua città, prima terzino e poi mediano. Nel 1959 lo vede Paolo Mazza, presidente della Spal. Lo porta a Ferrara, ma ci resta un anno solo. Infatti lo vuole l‘Inter che lo prende per 24 milioni e tre giocatori. In nerazzurro c’è Herrera. I due non sono fatti uno per l’altro. HH è un allenatore fuori dagli schemi e si ritrova questo terzino, tutta grinta e agonismo. In più, Picchi non sopporto le imposizioni. Che cosa fare? Herrera riscopre una vecchia idea: mettere un giocatore a comandare tutta la difesa, dietro i terzini e lo stopper. Stando alla biografia del “mago” era stato lui il primo “libero” nella storia, quando giocava in Francia negli anni ‘30. Ecco, Picchi sarà il “libero” della Grande Inter. Arrivano i successi, gli scudetti, le Coppe dei Campioni e quelle intercontinentali.

"Tutto merito di Herrera? Molti giurano di no. Dicono che, una volta in campo, e passati i primi cinque minuti, Mazzola, Suarez, Corso, Facchetti e Picchi, decidessero come mettersi in campo. Toccava poi a Picchi spiegarlo a Herrera. Ma si vinceva e andava bene così, con il “mago” che annuiva.

"Ma le belle storie, come le favole, finiscono. Nel 1967 l’Inter perde, in tre giorni, scudetto e Coppa Campioni. Due settimane dopo Picchi è sull’aereo che porta la nazionale italiana in Romania e si sfoga con il Ct, Valcareggi. Gli spiega, a suo parere quali sono le colpe di HH. Un cronista, seduto accanto, ascolta e il giorno dopo scrive: “Picchi attacca Herrera”. E’ la fine del rapporto. Il “Mago” va da Moratti: “O va via Picchi, o me ne vado io”. Moratti non ha scelta e Picchi finisce al Varese. Cominciano le polemiche a distanza. Picchi non sta zitto: “Se l’Inter deve qualcosa al Mago, quanto deve il Mago a noi giocatori”?. Nel frattempo finisce di giocare e diventa allenatore. Dove? A Livorno. E’ il 1970. Alla Juve è arrivato Italo Allodi, il manager che aveva fatto grande l’Inter. Con lui c’è Boniperti. Insieme pensano di chiamare Picchi in panchina. Per gli interisti è un colpo durissimo. Il loro “capitano” sulla panchina della Juve? In bianconero arrivano Capello, Causio e Bettega. Ci sono Anastasi e altri talenti. In campionato non va malissimo, ma è l’anno dell’Inter che sorpassa in volata prima in Napoli, poi il Milan e va a vincere lo scudetto. Invece la Juve va bene in Coppa delle Fiere (poi diventata Europa League) e arriva fino in finale. Ma Picchi non c’è. E’ in ospedale. Dal 14 febbraio è stato sostituito a causa del male. Muore il 26 maggio 1971 anche se la notizia, chissà perché, viene diffusa solo due giorni dopo. Lo piange tutto il mondo dello sport. Lo piangono ancora Livorno dove, nei “gabbioni” si gioca cinque contro cinque e Picchi ci portava Guarneri, Suarez e mezza Inter. Cinquant’anni dopo, è Max Allegri che parla ancora dei “gabbioni”. E di Picchi, al quale è intitolato lo stadio.

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