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EL CHE TIFOSO ROSARIO CENTRAL, MESSI PER IL NEWELL'S

Rosario: la città del derby fra canaglie e lebbrosi, ma anche fra Messi e Che Guevara

BARCELONA, SPAIN - MARCH 03: Lionel Messi of FC Barcelona looks on during the Copa del Rey Semi Final Second Leg match between FC Barcelona and Sevilla at Camp Nou on March 03, 2021 in Barcelona, Spain. Sporting stadiums around Spain remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by David Ramos/Getty Images)

Anche Messi e il "Che" divisi storicamente dalla rivalità rosarina

Redazione DDD

di Luigi Furini -

La barca va controcorrente. A bordo c’è una donna incinta. Arrivano le doglie, bisogna fermarsi e scendere. Lì, sul molo del porto, nasce un bambino. Lo chiamano Ernesto. Siamo nel 1928 e la città sul fiume Paranà si chiama Rosario, in Argentina. Già in quegli anni, era la “Ciudad de futbol”, nel senso che tutti giovavano a calcio. C’era chi sfondava e faceva carriera e chi si fermava ai campetti di periferia. Ma nessun “rosarino” ha mai smesso di giocare a calcio. Facciamo un piccolo elenco dei giocatori nati in città, o nei borghi vicini, lungo il Paranà? Lio (in Argentina lo scrivono con la i) Andres Messi, Mauro Icardi, Angel Di Maria (ora al PSG), il grandissimo Jorge Valdano (attaccante della Nazionale ai Mondiali del 1986 e giocatore del Real Madrid), Ever Banega (Siviglia, Inter), Walter Samuel (Roma, Inter), Nestor Sensini (Udinese, Lazio, Parma), Abel Balbo (Udinese, Roma), Ezequiel Lavezzi (Napoli), Javier Mascherano (Liverpool, Barcellona). E Marcelo Bielsa, detto El Loco, che a calcio ha giocato pochino, ma è diventato un grande allenatore (ora al Leeds, in Inghilterra).

 La statua del "Che" a Rosario (Photo by Getty Images/Getty Images)

E tutti sono rigorosamente divisi in “canaglie”, ovvero tifosi del Rosario Central, o “Leprosi”, ovvero lebbrosi, cioè tifosi del Newell’s Old Boys. La storia risale agli anni ’30. Le due squadre cittadine vengono invitate a una partita di beneficienza. Il Central rifiuta. “Siete delle canaglie”, si sentono dire dagli avversari. La risposta: “Visto che ci tenete tanto, sarete mica lebbrosi anche voi?”. La rivalità è enorme. Non c’è un solo cittadino di Rosario che non abbia scelto con chi stare, fin dalla nascita (dice uno scrittore argentino che dal primo vagito si capisce per quale squadra tiferà il neonato). Messi, diciamolo, è un tifoso del Newell’s. Ci debutta quando ha 8 anni e segna quattro gol. Ma a 12 è già al Barcellona che si offre di pagargli le cure (era bisognoso di terapie, in quanto  troppo piccolo per la sua età). La “Pulce” ha fatto sapere che, sul finire della carriera, tornerà a casa e vorrà ancora giocare. Certamente non hanno paura i calciatori (o ex) che sono passati dal Central: Di Maria, Lavezzi e Mascherano su tutti. “Lo aspettiamo”, dicono.

E quel bambino, nato sul molo del porto? Tifoso del Rosario Central, ha provato a giocare a calcio anche lui. Però aveva un problema, soffriva l’asma. E allora l’hanno messo in porta. Con un suo amico, da grande, prima è diventato medico e poi ha preso una motocicletta e ha girato il Sudamerica. E’ arrivato in Colombia dove ha conosciuto Alfredo Di Stefano, forse il giocatore più forte di sempre, argentino anche lui. Più avanti, un po’ l’asma e un po’ la passione politica, hanno portato Ernesto da un’altra parte, a Cuba. Lì ha fatto la rivoluzione insieme a Fidel Castro. E’ anche diventato ministro e, nel 1963 ha giocato l’ultima partita, contro un gruppo di studenti. Naturalmente in porta. Il suo sogno rivoluzionario lo ha portato a combattere anche in Bolivia. E lì è stato ucciso, il 9 ottobre 1967. Il suo nome completo? Ernesto Guevara, più conosciuto come “El Che”.

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