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PRIMA LA SCUOLA...

Sandro Mazzola, prima gli esami da ragioniere e poi in auto a Torino per Juve-Inter 9-1

MILAN, ITALY - APRIL 28:  Alessandro Sandro Mazzola awarded by Inter Forever before the serie A match between FC Internazionale and Juventus at Stadio Giuseppe Meazza on April 28, 2018 in Milan, Italy.  (Photo by Marco Luzzani - Inter/FC Internazionale via Getty Images)

Fra Juventus e Inter la battaglia non finisce mai. Poi, due volte all’anno, le squadre si incontrano (anche) sul campo. Ma vediamo da dove tutto è cominciato

Redazione DDD

di Luigi Furini -

E’ il 16 aprile 1961.  I nerazzurri vanno a giocare a Torino. E’ una giornata fredda e piovosa, ma lo stadio è gremito. Le tribune non bastano a contenere tutti gli spettatori. Cadono le reti di protezione e gli spettatori invadono la pista di atletica (si giocava nel vecchio stadio Comunale, ora  diventato Grande Torino). Ma anche la pista non basta. Entra sempre più gente. Ormai i tifosi sono a bordo campo, a due passi dalla linea di fondo. Negli spogliatoi le autorità si interrogano. Il questore di Torino, Ortona, propone di giocare la partita “sotto la sua personale responsabilità”. L’arbitro, Gambarotta di Genova, va in campo e fischia l’inizio. La Juve attacca, l’Inter prende un palo. I tifosi sono dappertutto, un paio si siedono anche in panchina, al fianco di Helenio Herrera. E’ il 31’ del primo tempo quando l’arbitro manda le squadre negli spogliatoi. A suo dire, non era garantita la sicurezza. “Certamente non c’erano le condizioni – dicono poi i giornali – di fischiare un eventuale rigore per l’Inter”.

(Photo by Marco Luzzani - Inter/FC Internazionale via Getty Images)

(Photo by Marco Luzzani - Inter/FC Internazionale via Getty Images)

Niente da fare. La gara annullata. Partono i ricorsi. L’Inter chiede lo 0-2 a tavolino, forte di una sentenza dell’anno prima, quando alla Juve era stata assegnata la vittoria contro l’Atalanta. Non si tratta di invasioni violente, ma la legge parla chiaro. Il pubblico deve stare al di là della rete di protezione e non sul campo. Il giudice sportivo, in effetti, assegna la vittoria e i due punti all’Inter. Le due squadre arrivano alla vigilia dell’ultima di campionato a pari punti, 46. E’ domenica 3 giugno quando, al mattino, la Caf (Commissione Appello Federale) annulla lo 0-2 a tavolino e decide la ripetizione della gara. Per l’Inter, che di colpo perde 2 punti, è un colpo tremendo. Poche ore dopo va in campo a Catania è perde 2-0. La Juve, invece, pareggia in casa contro il Bari. Il patron dell’Inter, Moratti, è furioso. E punta il dito, soprattutto, su Umberto Agnelli (il papà di Andrea, attuale presidente Juve) che ricopre il doppio ruolo di presidente della Federcalcio e del club bianconero.

La tensione sale e, per protesta, Moratti decide che l’Inter andrà a Torino con la squadra Primavera, con undici ragazzini. Fra questi c’è Sandro Mazzola, che quel giorno ha gli esami per diventare ragioniere. Sua mamma non vuole che vada a giocare. “Prima la scuola”, gli dice. Lui piange e si dispera. Viene trovato questo accordo: Mazzola sarà interrogato per primo, poi  un’auto dell’Inter lo preleverà davanti a scuola e lo porterà allo stadio di Torino. E così succede (Mazzola si presenta in classe con la borsa dei libri e la valigia, di legno, con scarpette e divisa). Nella Juve gioca l’ultima partita Giampiero Boniperti (era prossimo ai 33 anni). “Non volevamo infierire - ha sempre detto - ma Sivori voleva vincere il Pallone d’oro e voleva segnare il più possibile”. Finisce 9-1 per la Juve, con Mazzola che segna, su rigore, l’unico gol nerazzurro. Da quel giorno, nulla è stato più come prima.

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