ESCLUSIVA

Stefano Sorrentino: “Mi piacciono Vanoli e Motta, al Toro manca Zapata. Juventus? Io sto con Vlahovic”

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Le giovanili della Juventus, una breve parentesi in prima squadra, una bocciatura che Stefano Sorrentino ha trasformato in energia positiva per ripartire dal Torino che gli ha pernesso di debuttare in Serie A, dando inizio alla sua carriera...
Vincenzo Bellino
Vincenzo Bellino Redattore 

Torino-Juventus, un derby tra deluse e desiderose di riscatto. Da un lato, i bianconeri, reduci dalla sconfitta in semifinale di Supercoppa contro il Milan e a 12 punti di distanza dalla vetta della classifica. Dall'altro, i granata, che dopo un avvio di stagione promettente, si ritrovano oggi con appena quattro punti di margine sulla zona retrocessione. In esclusiva ai nostri microfoni, Stefano Sorrentino, storico doppio ex della stracittadina piemontese, ha condiviso ricordi e aneddoti dei suoi anni trascorsi nelle giovanili della Vecchia Signora e del Toro. L'ex portiere ha anche analizzato le difficoltà attuali che affliggono le squadre guidate da Vanoli e Thiago Motta. Una carriera che prese il via con una fugace esperienza nella Juventus di Marcello Lippi, per poi decollare definitivamente sul versante opposto della città, dove iniziò a scrivere la sua storia da professionista.

Probabilmente non tutti ricordano che sei cresciuto nelle giovanili della Juventus e poi sei passato al Torino...

"Io faccio tutto il settore giovanile della Juventus fino ad arrivare alla prima squadra, ho anche una panchina in una semifinale di Coppa Italia, poi l'anno che avrebbero dovuto farmi il contratto da professionista, mi hanno lasciato libero e sono passato al Toro".

Chi figurava in quel periodo nella rosa della Primavera e cosa ricordi di quella esperienza in panchina in Coppa Italia?

"Era la Juve di Lippi, se non sbaglio perdemmo 1-0 contro la Lazio, segnò Boksic (Coppa Italia 1997-1998, ndr). Con me in panchina c'erano Inzaghi, Zidane, Davids, in porta titolare c'era Peruzzi. Anche la Primavera era una squadra molto forte, andammo avanti nel torneo di Viareggio, con noi spesso veniva a giocare Morgan De Sanctis, che era il terzo portiere della Prima Squadra. C'erano ragazzi molto promettenti, anche se alcuni alla fine hanno fatto solo la Lega Pro, forse Serie A nessuno, qualcuno ha fatto un po' di Serie B".

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Hai qualche rimpianto, meritavi un’opportunità in più nella Juventus di allora?

“Ma no, io dico sempre che a volte una bocciatura, come quella che ho ricevuto, serve per ripartire. Per certi versi è stata la mia fortuna perché sono andato in una società economicamente più povera che ha sempre investito sui giovani poiché non navigando in buone acque, per forza di cose, doveva investire sul settore giovanile e se pensi che in quella Primavera lì c’eravamo io, Comotto, Pinga, Quagliarella, Balzaretti, Semioli, Fissore, Calaiò. Era una Primavera forte, infatti, abbiamo vinto la Coppa Italia Primavera (1998-1999, ndr) 35 anni dopo l’ultima volta. Per forza di cose quella bocciatura è stata la mia fortuna perché grazie al Torino ho debuttato in Serie B, in Serie A e da lì poi è partita la mia carriera”.

In qualità di doppio ex che differenza c’è tra il modo di vivere il derby da parte della Juve e quello del Torino?

“Sono passati diversi anni e oggi rispetto ad allora le dinamiche sono un po’ diverse. C’è sempre stata una grande rivalità perché il Toro a livello giovanile ha sempre avuto un organico forte, molto importante; la Juve è stata un crescendo negli anni perché godendo di disponibilità economica, ha investito molto di più con la possibilità di comprare stranieri, e questo alla lunga ha fatto la differenza. La Juventus, ad esempio, comprò Del Piero per farlo giocare in Primavera, mentre il Torino doveva stare attento alle occasioni di mercato, agli scarti delle altre, come potevo essere io, o far crescere il Balzaretti di turno dalla categoria Pulcini fino alla Primavera, oppure investire su Quagliarella che arrivava da Castellamare di Stabia”.

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Il Torino quest’anno era partito bene: pensi che le difficoltà successive siano dovute principalmente all’infortunio di Zapata?

Zapata per il Torino è troppo importante perché sposta gli equilibri. Sicuramente è stata una grossa mancanza perché il modo di giocare di Zapata si sposa benissimo con Adams che io non conoscevo ed invece è stata una piacevole sorpresa. Così come si sposava benissimo con Sanabria. Adesso Sanabria e Adams sono un po’ simili e non hanno le caratteristiche di Zapata. Anche se, io ho visto la partita col Parma e il Torino meritava di vincere per le occasioni create nel primo tempo, sfortuna ha voluto che il portiere del Parma, Suzuki, risultasse il migliore in campo. È anche vero che il Toro magari con Como e Atalanta non meritava di vincere e invece ha vinto, ma questo fa parte un po’ del discorso del dare e avere in un campionato. Però ripeto, Zapata sta mancando”.

Duvan Zapata

Come giudichi l’operato di Vanoli, è un allenatore che ti piace, cosa ti incuriosisce di lui?

Vanoli mi piace molto, lo conosco, a Verona abitavamo vicini e ci siamo anche frequentati. È un allenatore giovane, un allenatore preparato, che ha fatto la gavetta, ha allenato all’estero, ha fatto il secondo a Conte, da un certo punto di vista ha tanta esperienza. Mi piace il suo modo di giocare, il suo modo di vivere la partita e di rapportarsi con i giocatori. È chiaro che per lui è un’occasione importante, non dimentichiamoci che due anni fa prese il Venezia penultimo in classifica e lo portò ai play-off, lo scorso anno ha vinto il campionato, dimostrando che può dire la sua in Serie A”.

Vanoli Torino

Sul mercato si poteva far meglio, considerando anche le defezioni che hanno influito negativamente sul reparto arretrato?

“Gli infortuni non puoi prevederli, se pensi che Schuurs non è ancora rientrato e doveva rientrare ed è un giocatore importante, Coco ha avuto qualche problemino fisico, l’infortunio grave di Zapata, le noie muscolari di Sanabria. Sono punti di domanda che non puoi sapere a priori. Il Torino ha una buona rosa, secondo me metterebbe la firma per arrivare alla posizione di classifica dello scorso anno. Non dimentichiamo che ha venduto Buongiorno, Bellanova e li ha sostituiti con giocatori giovani, inoltre hai cambiato anche l’allenatore, di conseguenza ci vuole del tempo per costruire qualcosa di importante”.

Cairo presidente del Torino

Rispetto agli anni ruggenti del calcio italiano (’90-’00) oggi ci son sempre meno imprenditori che investono nel calcio italiano. Tra i superstiti ci sono Cairo e Lotito eppure quando le cose non vanno, vengono spesso presi di mira dai tifosi, che ne pensi?

“Il mondo del calcio sta cambiando. Dal punto di vista delle strutture, della mentalità e dell’organizzazione siamo indietro anni luce a tanti altri Paesi, magari più piccoli e meno sviluppati di noi, per fortuna che arrivano queste proprietà straniere che investono. Tuttavia, vivendo dall’altra parte del mondo magari non sanno che cos’è la storia, non sanno cosa vuol dire una determinata maglia oppure che importanza ha avere nell’organigramma societario un calciatore che è stata una bandiera del club. Per loro contano i numeri, punto e basta. È normale che in questo momento le proprietà italiane sono meno di quelle straniere, ecco perché bisogna fare i complimenti a gente come Lotito, Cairo, De Laurentiis, che provano a combattere e a competere con queste potenze mondiali. Per quanto riguarda Cairo, io credo che il Torino dopo 20 anni con lui abbia espresso il massimo, di più non poteva fare, bisogna essere anche sinceri. Purtroppo è incappato in questa contestazione, ma uso le sue testuali parole “se dovesse arrivare uno più ricco, non avrei problemi a vendere” e credo sia corretto”.

Dal ko di Zapata in casa Toro a quello di Bremer nelle file bianconere: infortuni, una rosa limitata, la gestione Motta, quali sono i problemi attuali della Juventus?

“Quando si fa una rivoluzione come quella che ha fatto la Juventus, si parte dalla punta della piramide. Presidente, direttori, dirigenti, allenatori, giocatori, tutto hanno cambiato, hanno fatto pulizia, eliminando lo zoccolo duro di una volta. Questo ti fa capire che ci vuole del tempo perché vanno assimilate tante cose, non è che cambi 20 persone, ne metti altre 20 e poi schioccando le dita tutto va per il meglio. In più giocando ogni tre giorni, qualche giocatore non sta rendendo come deve, qualche infortunio di troppo, alla lunga fai fatica”.

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La classifica non sorride alla Juventus: la responsabilità principale è dei giocatori o ti aspettavi qualcosa in più da Thiago Motta?

Motta è un allenatore che mi piace molto. Mi piace come persona, mi piace il suo modo di comunicare, la sua voglia di dimostrare che un grande giocatore può diventare anche un bravo allenatore. È arrivato in un ambiente diverso, in cui le pressioni vengono gestite diversamente, serve pazienza. Non mi sento di colpevolizzarlo più di tanto”.

Thiago Motta

I dolori di Vlahovic: cosa c’è dietro al suo rendimento altalenante?

“Quello che vale per gli allenatori, vale anche per i calciatori. Magari non sta segnando tanto, però fa qualche assist. Io preferirei sempre averlo con me in squadra, è un giocatore che lotta, non si dà per vinto, suda la maglia. Può capitare un momento no, è un po’ tutta la Juve che non sta rendendo come deve, non solo lui”.

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Chi ti ha sorpreso in positivo della nuova gestione della Juve?

I ragazzi della Next Gen hanno portato una ventata d’aria fresca, certo non si può far affidamento su di loro per 50 partite, però fanno bene al calcio italiano, fanno bene come spot alle altre società. Ha iniziato Allegri, sta continuando Motta. Sicuramente la Juve sta facendo fatica, ma sta anche mettendo le basi per durare più a lungo in un futuro prossimo”.

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E a proposito di portieri, come giudichi il dualismo tra Perin e Di Gregorio?

“Sono due portieri molto simili, possono essere entrambi titolari in due grandi squadre. In questo momento Di Gregorio sta sperimentando il fatto che giocare alla Juventus è diverso rispetto ad altre parti. Magari sta commettendo qualche errore di troppo perché una cosa è se arrivano 50 tiri a partita, un’altra è se ne arrivano due come capita adesso. Questo può far la differenza. La Juventus però ha la fortuna di avere il 1° e il 2° portiere di assoluto livello e fa bene Thiago Motta ad alternarli”.

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