l'editoriale

Inter, “Se lo sai che non è finita”… Stai attenta ad Orsolini

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Sulle note di Poetica, il Bologna sogna in grande e ferma l’Inter in un Dall’Ara sospeso nel tempo
Nancy Gonzalez Ruiz
Nancy Gonzalez Ruiz

Sulle note di Poetica di Cesare Cremonini, è calato il sipario al Dall’Ara nella sfida tra Bologna e Inter. Orsolini entra, segna, decide. Il Bologna vince, l’Inter perde l’equilibrio. Dieci secondi netti tra una rimessa laterale e il gol: tanto è servito per ribaltare tutto, mentre i nerazzurri si scoprivano fragili e i rossoblù si prendevano tutto. Il Bologna, ora, è a 60 punti in 33 giornate. Due in meno rispetto all’anno scorso, ma con una differenza enorme: oggi il quarto posto è reale. E se mercoledì la Juventus dovesse inciampare a Parma, diventerebbe anche concreto.

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Il Bologna non ha cambiato strategia, ha solo smesso di aspettare. La strategia di Italiano di lasciare Orsolini fuori e poi usarlo come colpo finale è il segno di una squadra che ha fiducia in se stessa. L’obiettivo non è più solo qualificarsi: è contare, in classifica e fuori. E ora, conta eccome: una nuova qualificazione in Champions League cambierebbe il volto del futuro rossoblù co circa 30 milioni di euro che entrerebbero solo dai premi UEFA, a cui si sommerebbero i benefici di sponsor, valorizzazione del brand e appeal sui calciatori. L’anno scorso, il Bologna ha saggiato il sapore dell’Europa, ora vuole assaporarlo ancora, in porzioni più abbondanti. E può farlo, perché la famiglia Saputo, con la gestione di Sartori, Di Vaio e Italiano, ha dimostrato di poter trasformare una squadra da tappa, a destinazione.

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Contro c’era un’Inter piena e gonfia di ambizioni, ma l’idea di poterle tenere tutte insieme ha finito per svuotarla. La scelta di ruotare, di risparmiare, di ragionare ha presentato il conto nel momento sbagliato. I nerazzurri hanno senz'altro la rosa migliore della Serie A, ma meno certezze e un campionato improvvisamente più complicato. È il cortocircuito dell’ambizione: mentre il triplo impegno stagionale si fa sentire, arriva il conto. L’Inter inciampa sul più bello e ora il destino, almeno in campionato, non è più solo nelle sue mani. Il Napoli è tornato, l’Atalanta non molla, Juventus, Roma e Lazio inseguono. In alto, è testa a testa tra Inter e Napoli, pari a quota 71. Sei giornate alla fine, e tutto può ancora succedere. Il regolamento parla chiaro: se sarà parità anche alla 38esima, lo scudetto si giocherà in una partita secca. Senza supplementari, dritti ai rigori. Una roulette. Come nel 1964. E sì, allora fu il Bologna a fermare l’Inter.

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Il campionato non si decide più con l’aritmetica, ma con i nervi. Ogni errore pesa, ogni punto vale un investimento. In Serie A oggi non si gioca solo per vincere: si gioca per non restare indietro. Fuori dall’Europa non c’è solo il rischio tecnico: c’è l’emorragia finanziaria, la perdita d’identità, la sensazione di essere fuori dal tempo. Trenta, quaranta, sessanta milioni: i numeri della Champions non comprano solo giocatori, ma costruiscono struttura, trattengono talenti e fanno pesare un nome. E mentre Bologna e Inter raccontano due modi diversi di inseguire un sogno, il campionato prende una piega nuova: incerta, spietata, bellissima. Perché "se lo sai che non è finita"… allora si può ancora lottare. E il Bologna, adesso, vuole scrivere il suo finale. Con la penna dei grandi.