BENFICA-INTER 0-2

Inter-City

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Questa sera, chiusura dei quarti: Milan-Napoli senza Osimhen, Real-Chelsea. La penso come l’immenso Vujadin Boskov: "Se uomo ama donna più di birra gelata davanti a tv con partita di Champions, forse vero amore, ma non vero uomo". Regolatevi.

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Il calcio sarà anche mobile qual penna al vento, la penna di noi giornalisti, ma spiegare come l’antiquario Inzaghi abbia ridicolizzato il modernissimo Schmidt non è da tutti: a cominciare dal sottoscritto. Era il Benfica che, pur sconfitto venerdì dal Porto, aveva bombardato la Juventus, pareggiato due volte con il Paris Saint-Qatar, demolito il Maccabi Haifa e, negli ottavi, il Club Brugge. Era l’Inter precipitata al quinto posto, due punti nelle ultime quattro partite, tristissima nella mira e tribolatissima domatrice del Porto, lo spogliatoio screpolato dagli umori, dalle scelte, dal mercato. Ebbene: 0 a 2. Senza se e senza ma. Con la semifinale di Champions (sempre più italiana, a questo punto) in tasca.

Ho rivisto l’Inter del Camp Nou

Una squadra capace di ribellarsi ai propri limiti e alle proprie tremarelle, spesso padrona, schiava non più che in due o tre mischie: e comunque, con Onana sempre sul pezzo. Può darsi che le aquile avessero volato troppo alto, e per questo le ali fossero fiacche, può essere tutto: tranne, l’Inter. Non solo i gol: di Barella, di testa su cross di Bastoni, da sinistra a destra; di Lukaku, su rigore, per mani-comio di Joao Mario. Più varie ed eventuali. Pauroso era il Benfica, prolisso e sterile; non l’Inter, coraggiosa e non contemplativa. Ha avuto dai panchinari Lukaku e Correa più di quanto non le avessero dato i titolari, Dzeko e Lau-toro. Ha giocato di squadra, inflessibile, pronta a cogliere l’attimo: o di scacciarlo, nei periodi di relativa emergenza.

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Migliori in campo: Barella, Mkhitaryan, Bastoni. Ma andrebbero citati tutti, da Darmian a Brozovic. In Europa è diverso, evidentemente. Inzaghino, immagino, sarà tornato il mago di Riad, un po’ più lontano dall’esonero. A conferma che, spesso, sono i giocatori a determinare fortune e sfortune dei tecnici. Con la testa del «da Luz», quanti punti avrebbero in campionato? Il pronostico baciava i portoghesi, almeno il mio: un indizio, sicuro, verso l’epilogo. Rimane il ritorno, a San Siro: ma lo scudo è solido e il morale alto. Occhio, però: serve continuità. Comunque e dovunque. Per restare in Champions, bisogna vincerla o arrivare tra i primi quattro. Ci siamo capiti.

** Manchester City-Bayern 3-0. Ringhiando sotto il diluvio. Sfida tra pesi massimi, ritmi martello e ribaltoni folgoranti. Tuchel ce l’ha messa tutta, ma Rodrigo da fuori, Bernardo Silva di cabeza su cross di Haaland (dopo fotta sesquipedale di Upamecano) e lo stesso Haaland su sponda di Stones hanno sancito uno scarto fin troppo obeso. Possesso palla: City 44% Bayern 56%. Pep è ancora lì che se la ride.

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