KYLIAN CON LA MAGLIA DI HAKIMI

Messi-Mbappé, la morale della “Favola”

MBAPPE IN FINALE
Diario mondiale, ventesima puntata. Messi versus Mbappé, dunque. I cannonieri. I simboli. L’anziano monarca, il giovane delfino.

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

L’Argentina aveva strapazzato il palleggio dei croati. La Francia, campione uscente e quattro volte finalista nelle ultime sette edizioni, ha sgonfiato l’orgoglio e il gioco del Marocco. Un gol subito (di Theo Hernandez, in acrobazia) e uno al tramonto, di Kolo Muani, in campo da 44 secondi. Morale della «favola»: 2-0.

Hanno vinto i più forti che spesso, durante la partita, non sono stati i più bravi: succede

Mai era stato sotto, Regragui; ed era sempre fermo a un’autorete. Opta per la difesa a tre, un disastro certificato dalla rete di Theo, dal palo e dal quasi bis di Giroud. Rifiorisce con l’uscita di capitan Saiss, infortunato, e il ritorno al canonico 4-3-3. E’ soprattutto a destra che Hakimi e Ziyech, là dove Mbappé non si degna, spremono Hernandez e producono calcio frizzante. Protetta dalla corazza di Amrabat, la regia di Ounahi è oreficeria di classe, come il legno - su rovesciata - di El Yamiq.

Messi-Mbappé, la morale della “Favola”- immagine 2

Con Fofana al posto di Rabiot, influenzato, Deschamps perde qualcosa nelle transizioni. Tchouaméni dispensa tocchi deliziosi, ma nel finale smarrirà un pallone dagli esiti potenzialmente burrascosi. Il migliore è Griezmann, tuttocampista con il radar agli alluci. Mbappé entra nei due gol, vero: menato, limita però le sgommate e finisce centravanti. Se Thuram (per Giroud) è staffetta ponderata e utile, il lampo di Kolo Muani, sostituto di un grigio Dembélé, appartiene ai baci che gli dei riservano, talvolta, ai Didier più cari, in bilico perenne tra prevedere e sedere.

Resta, del Marocco, un torneo memorabile. Contenderà il bronzo al pennello di Modric. Indomabile, ha costretto Konaté a una «parata» clamorosa su Hamdallah, che poco prima se n’era mangiato un altro. In campo, solo calcio: niente politica. E uno «sturm und drang» così cavalleresco da premiare i vincitori senza avvilire i vinti.

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