LEAO E PEDRO

Non sempre caviale

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L’impressione è che il Borussia non avrebbe mai segnato; e il Milan, solo se e quando Leao si accendeva e si lanciava.
Redazione Derby Derby Derby

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Non sempre caviale, offre la Champions. Anche partite come Borussia-Milan. Non certo all’altezza del muro giallo che l’ha incorniciata, là dove Del Piero inaugurò il museo dei tiri e giro e la Nazionale di Lippi toccò il picco di quel Mondiale che avrebbe poi sfilato alla Francia ai rigori. Zero a zero, come Milan-Newcastle. Fra inglesi e tedeschi la squadra di Pioli molto ha sprecato, nella speranza che i rimorsi non debbano pesare sul calendario. Più che a San Siro che a Dortmund: ma pure a Dortmund.

Una partita tipo treno del West

Una partita con il fumo della locomotiva, lo sferragliare dei vagoni e la terra brulla a far da contorno. Leao più di Theo. Le occasioni regine sono capitate a Giroud, Pulisic, l’ex di turno, e Chukwueze: divorate, letteralmente. Il Borussia è la scuola che ha cresciuto Haaland e Bellingham: ricordarlo è una piccola medaglia al merito. Terzic fa quello che può. Malen non è male, le rughe di Hummels, Reus ed Emre Can sono stampelle scricchiolanti ma generose. Reijnders e Musah hanno cercato, in una notte di zotici bivacchi, una movida che ne spaccasse l’equilibrio sordo e grigio. Non ci sono riusciti.

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** Celtic-Lazio 1-2. Più emozioni a Glasgow, con i «cattolici» di Rodgers, l’allenatore al quale – ai tempi del Liverpool – lo scivolone di Gerrard costò un probabile «scudetto – subito in cattedra e a segno: azione filante e stoccata del giapponese Furuhashi. Modica reazione, pareggio di Vecino in mischia, Immobile al confino e al confine. Nella ripresa, Celtic dominante (di fraseggio, non di spallate) e Prevedel reattivo.

Il Sarrismo attraversa un periodo un po’ così. Ma hanno deciso i cambi: Isaksen che serve Guendouzi, Guendouzi che pennella per Pedro, Pedro che beffa di testa il povero Hart. Era il 95’. Già sul pari ci sarebbe stato sportivamente da discutere, figuriamoci sulla vittoria. Ma come ci ricorda Velasco, chi vince festeggia e chi perde spiega. Primo posto con l’Atletico e, se non proprio il calcio del Guevara napoletano, un calcio alla crisi e al pressing di Lotitus.

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