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Franco Selvaggi: “Non scorderò mai l’esordio in A, i Mondiali 1982 e il debutto di Paolo Maldini…”

MATERA, ITALY - JUNE 19:  Franco Selvaggi world champion 1982 during the FIGC 120 Years Exhibition on June 19, 2018 in Matera, Italy.  (Photo by Maurizio Lagana/Getty Images)

L’ex attaccante, uno dei campioni che vinse in Spagna, si racconta partendo dagli esordi nel grande palcoscenico del calcio

Serena Calandra

In una intervista riportata su Gli Eroi del Calcio, Franco Selvaggi, uno dei campioni che vinse il Mondiale del 1982, si racconta partendo dagli esordi nel grande palcoscenico del calcio: “Il mio esordio in Serie A non lo scorderò mai. Dicembre 1972. Giocammo a Firenze contro la Fiorentina che era una grande squadra. Io ero un pò emozionato ma feci una buona gara, tant’è che poi diventai titolare.  Il primo gol fu particolare perché lo feci alla Juventus di Zoff, Capello, Bettega. Quel gol, segnato a 19 anni, fu un’estasi”.

“Dopo quegli anni importanti ebbi un grave infortunio. Mi prese Scopigno, che venne a vedermi l’anno prima. Il primo acquisto della Roma fui io insieme a Pierino Prati, un grande calciatore. Stetti fermo troppo tempo, 4-5 mesi, e poi dovetti cominciare nuovamente la mia carriera. Io credo che alla fine se uno ha del talento e ci crede non è mai troppo tardi”.

“L'esperienza più strana ed indimenticabile fu quella col Taranto che nel 1978 sfiorò la promozione in serie A. E’ stata un'avventura bellissima. Ero il beniamino del pubblico, poi quando venne Iacovone sfiorammo la Serie A: se non moriva lui, secondo me, ci saremmo andati in carrozza. Sono orgoglioso di aver fatto quegli anni a Taranto perché l’affetto e la stima della gente, ancora oggi, è forte. Siamo tutti un pò vanitosi: essere uno dei giocatori più rappresentativi della storia del Taranto, insieme a Iacovone, mi fa un enorme piacere. Lui era un bomber incredibile. Di testa era un fenomenoIn Serie A avrebbe fatto sfaceli. In area di rigore ne ho visti pochi così. Era ai livelli di Pruzzo. Quei colori li ho sentiti miei. Avevamo la possibilità di andare in massima serie anche dopo la morte di Erasmo, però con lui ci saremmo andati sicuramente. Perdemmo una paio di partite incredibili. Insieme, io ed Erasmo, formavamo una coppia eccellente. Avevamo un’intesa perfetta”.

E sul Cagliari, esperienza determinante per la crescita di Selvaggi, con i tre anni fondamentali che culmineranno con la convocazione per il Mondiale vittorioso del 1982, il campione si lascia andare Gigi Riva per me è stata una salvezza. Ogni anno cercava di prendermi. Una volta mi raccontò che minacciò di dimettersi se la società non mi avesse preso. Devo molto a lui: un grande, sia come uomo che come calciatore. Nel Cagliari feci tre anni molto belli. Arrivai primo nella classifica dei Top 11 e feci anche l’esordio nell’Under 21 dove misi a segno 2 gol. Li mi vide Bearzot”.

“Ho giocato con grandi campioni, partendo da Zico che era un extraterrestre. Secondo me uno dei più grandi della storia. Lui era il calcio. Il calcio che si fa arte. Rumenigge invece era un giocatore potente, un grande attaccante. Stiamo parlando dell’eccellenza di questo sport. Zico però è stato il più forte con il quale ho giocato”.

"Il Mondiale? È una competizione particolare. C’era già una certa critica che aleggiava. Poi passammo il turno e Bearzot ci riunì dicendoci di giocarcela a viso aperto contro Brasile e Argentina. La cosa simpatica è che le nostre mogli fecero il biglietto sia d’andata che di ritorno: non ci credevano manco loro. Però noi ci credevamo. Il Brasile era fortissimo ma la nostra coesione era ancora più forte. Pensavamo di battere chiunque. Poi comunque l’Italia era una grande squadra, fatta di calciatori con esperienza e con molte vittorie alle spalle. Era una naturale conseguenza del ’78. Bearzot mi disse che io ero l’alternativa a Rossi ed Altobelli a Graziani. Paolo, per fortuna nostra, segnò tantissimi gol. Paolo era un grandissimo giocatore”.

C’è però un grande rammarico nella carriera dell'ex campione ed è legato alla squadra della città dei due mari… Portare il Taranto in Serie A è stato un sogno svanito e questo mi rammarica molto. E’ una cosa che non ho mai accettato. Sarebbe stata l’apoteosi. I tifosi del Taranto se lo meritano perché conosco la loro grande passione. Mi auguro che qualcuno possa riuscire in quello che è sfuggito a noi nel ’78. Il Taranto e Tanto meritano la massima serie”.

Nell’anno 1985 l’Udinese di Zico e Selvaggi giocò una partita di campionato contro il Milan di Liedholm. In quell’incontro, lo scattante attaccante lucano mise a segno un gol di rara bellezza e tecnica, mettendo a sedere mezza difesa. Una partita come tante, se non fosse stata quella dell’esordio di Paolo Maldini … “Io giocavo a destra, in coppia con Carnevale. Decisi di giocare dalla parte del ragazzino (parafrasando la giovane età di Paolo). Dopo 7 minuti dissi a Carnevale di cambiareEra un fenomeno. Lui e Cabrini sono stati i più grandi terzini della storia del calcio mondiale. Io feci un gran gol, ma se fossi rimasto dal lato suo quel gol non l’avrei fatto. Un titano, un superman”.

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