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Lukaku è un armadio, l’Inter funziona come un orologio

PRAGUE, CZECH REPUBLIC - NOVEMBER 27:  Romelu Menama Lukaku Bolingoli of FC Internazionale scores the second goal during the UEFA Champions League group F match between Slavia Praha and Inter at Eden Stadium on November 27, 2019 in Prague, Czech Republic.  (Photo by Claudio Villa - Inter/Inter via Getty Images)

Praga, missione compiuta

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

L’Inter: Martinez-Lukaku-Martinez. Più un gol del belga cancellato dal Var e trasformato nel rigore dell’1-1, un altro gol del belga annullato per fuorigioco, più una traversa (di Romelu, sempre) e un’altra di Brozovic. Qua e là, i guantoni santi di Handanovic. E così Conte se la giocherà, a San Siro, contro un Messi leader e sazio.

Partita pazza, come d’improvviso è tornata l’Inter, decimata a metà campo (Barella, Sensi) e non solo (Sanchez). Non c’è paragone, comunque, rispetto al battesimo ceco di settembre, quello sì un disastro. Le vie del calcio sono, spesso, misteriose: se fosse arrivato Dzeko, come Antonio aveva implorato, chissà cosa ne sarebbe stato di Lau-toro. Invece non arrivò. L’intesa con Lukaku, al netto degli strafalcioni altrui, funziona come un orologio.

Lukaku è un armadio al quale i difensori girano attorno manco fossero facchini impauriti: vorrebbero spostarlo, non bastano mai. O quasi.

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