Triste notizia dall’Inghilterra: è venuto a mancare Uriah Rennie. Rennie, 65 anni, era il primo arbitro nero ad aver diretto una gara in Premier League. Nel corso della sua carriera era stato designato per più di 300 partite, 175 delle quali nella prima categoria del calcio d’oltremanica.
La scomparsa
Morto in Inghilterra il primo arbitro nero della storia della Premier League


La scomparsa dell'ex arbitro Rennie e la solidarietà della Premier League
—La scomparsa di Uriah Rennie è una notizia che tocca profondamente il calcio inglese. Direttore di gara in grado di dare un primo calcio al razzismo nella categoria arbitrale, sono arrivate diverse dichiarazioni di stima e affetto per lui. Nato in Giamaica, aveva poi raggiunto la Gran Bretagna in giovane età, più precisamente a Sheffield. Qui era diventato uno dei fischietti più autoritari e rispettati d’Inghilterra, esordendo nella massima categoria nel 1997. La Premier League ha dichiarato: “Uriah è stato un pioniere la cui eredità vivrà per sempre, continuando a ispirare le generazioni future”.
Parole commoventi anche da parte dell’associazione anti-razzismo inglese Kick It Out, attiva nel mondo del calcio: “Sarà sempre una leggenda della Premier League per essere diventato il primo arbitro nero, fornendo leadership, talento e visibilità che si sono rivelati fonte di ispirazione per molti. Uriah ha svolto un ruolo fondamentale nel plasmare il gioco come lo conosciamo oggi. Il calcio dovrà sempre essergli grato".

Diverse le attestazioni di stima anche da parte di ex-calciatori e ex-arbitri. L'ex attaccante di Nottingham Forest, Liverpool e Aston Villa Stan Collymore si è detto "incredibilmente triste" per la morte di Rennie, aggiungendo che è stato un "precursore". L'ex attaccante del Crystal Palace, Mark Bright, ha scritto sul suo account X: "Un pioniere, un buon arbitro e una persona assolutamente rispettabile quando l'ho incontrato fuori dal campo".
Parlando a Talksport, l'ex arbitro della Premier League Chris Foy ha detto: "Era un gentiluomo, un gigante gentile. Era un amico per me, un mentore, era una persona speciale che metteva tutti al primo posto prima di sé. Se per lui era difficile, non lo dava mai a vedere perché era sempre con i piedi per terra. Amava arbitrare".
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