L'editoriale

Bisseck dà, Bisseck toglie: l’editoriale post Inter-Lazio

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Prima segna il gol che apre le danze, poi concede il rigore che fa pareggiare i ragazzi di Baroni. Speranze scudetto basse ma c'è un'ultima speranza
Edoardo Ciriaci
Edoardo Ciriaci Collaboratore 

Ha fatto tutto da solo. Il gol in chiusura di primo tempo ad aprire le danze nella Scala del calcio, poi il colpo di scena nel finale. Come con il Genoa al Ferraris e con il Bologna al Dall'Ara, ma questa volta, il fuoco amico, Yann Bisseck l'ha fatto in casa sua. Davanti alla sua gente. 90' minuto, non è la celebre trasmissione che ha cresciuto intere generazioni di amanti del pallone, ma una frazione di tempo che ha ritardato il sonno di milioni di tifosi nerazzurri. A Milano la Lazio cerca il tutto per tutto contro l'Inter, il "Taty" Castellanos si alza il pallone e approfitta della copertura scomposta del tedesco. Mani dietro la schiena ma il gomito forma un triangolo con il corpo, l'arbitro all'inizio ha qualche dubbio e il VAR aiuta a chiarirlo. Calcio di rigore, poi trasformato da Pedro.

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Social contro Bisseck dopo Inter-Lazio

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FT | 2-2

— S.S.Lazio (@OfficialSSLazio) May 18, 2025

A Parma, dove sta giocando il Napoli di Antonio Conte, che in classifica a +1 era e a +1 resta, sembra che a segnare siano stati i napoletani. La panchina segue tutto il finale in piedi, ma quella è un'altra storia. Qualche chilometro più a nord non c'è aria di festa né di funerale. Solo un'ultimissima speranza ma chi lascia lo stadio non riesce a togliersi dalla mente l'immagine di quel goffo tentativo di difesa. Sui social è già iniziata la rivolta. "Ci ha fatto perdere 10 punti", "Non gli bastavano Genova e Bologna", la critica è severa e chiara. Ma la colpa non è solo del singolo. "Vi siete già dimenticati che Bisseck ha segnato il primo gol?" provano a difenderlo altri.

L'ultimo treno

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Che il desiderio collettivo, o almeno dei veterani sia vendicare la finale di Istanbul ormai è chiaro. Anche che c'è un'Inter versione campionato e un'altra che valica i confini. La seconda piace di più. Ma a tratti spaventa e preoccupa il confronto con la prima. Come ci si può trasformare rapidamente come la carrozza di Cenerentola? Sarà una questione di motivazione. Oltre a Sommer, Acerbi, Bastoni, Dumfries e Lautaro, gli altri iniziano a tirarsi dietro qualche critica. Dimarco non ha mai recuperato la condizione che lo presentava tra i migliori nel suo ruolo, Mkhitaryan sembra irriconoscibile, Barella a volte entra in risparmio energetico e Calhanoglu? Asso nella manica quando c'è un rigore ma se gli prendono le misure finisce in gabbia e non esce più. E se il blocco dell'avversario si abbassa il potenziale offensivo è ostacolato.

Tutto da rifare

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La rabbia acceca la ragione al punto che neanche l'Intersi presenta ai microfoni. Maxi riunione di più di un'ora nella pancia dello stadio con tutta la dirigenza presente. Mancano 13 giorni alla finale di Champions League e corti circuiti del genere non sono più ammessi. Passi l'ottimo percorso europeo, con notti che meriterebbero paragrafi nei libri di storia, ma andarci vicino alla fine conta solo in altri sport. E un popolo come quello interista non si interessa di partecipare né dei conti, vuole vincere. Soprattutto se si crea l'occasione. Ieri i nerazzurri erano addirittura riusciti a superare il Napoli in classifica, ora è tutto da rifare. Se non si è riusciti a gestire le forze in tutto l'anno come si può pensare di farlo in 9 giorni?