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Dejan Savicevic: “Negli ultimi anni purtroppo Inter meglio di noi del Milan, ma ci rifaremo”

PARIS - NOVEMBER 20 :  Yugoslavia coach Dejan Savicevic watches play from the sidelines during the international friendly match between France and Yugoslavia held on November 20, 2002 at Stade de France in Paris, France.  France won the match 3-0.  (Photo by Shaun Botterill/Getty Images)

Dal Montenegro le parole del Genio Savicevic

Redazione DDD

Si trova a 10 km da Podgorica, Dejan Savicevic, nel cuore del suo Montenegro, dove l'impatto del virus è relativo: “Qui ancora tutto chiuso, tra oggi e domani novità per riapertura. Vita deve tornare come prima, ma se arriva ancora qualche malato e scoppia epidemia, si dovrà chiudere tutto di nuovo. Non vedo come si risolverà la situazione. Stiamo bene però, la pandemia non è stata così forte. Senza vaccino, non so come sparirà questa malattia. Manca a tutti il calcio, manca la vita normale. Altri piace teatro, cinema, ecc., anche andare a bere un caffè. Ci mancavano tutte le cose quotidiane”. Tanti episodi storici nella diretta Instagram con Mauro Suma che riportava al Genio un aneddoto raccontato da Giovanni Galli. Stella Rossa-Milan, 1988, 2' partita dopo la sospensione del giorno prima: Pinato aveva in mano il pallone per il riscaldamento dei portieri, ma al suo ingresso in campo Savicevic glielo colpì di testa scatenando l'entusiasmo del Marakanà di Belgrado: “Sinceramente non me lo ricordo bene. Noi della Stella Rossa non eravamo una grande squadra, Milan molto più forte di noi. Dopo l’1-1 dell’andata speravamo nello 0-0 oppure andare ai rigori. Pensavamo che Gullit non avrebbe giocato, invece è entrato nel secondo tempo, ha recuperato. Milan fisicamente più preparato di noi. L’anno dopo eravamo più competitivi”.

Savicevic durante il "live"

Ancora Savicevic: “Mi fa piacere che i tifosi si ricordino di me. Sono passati più di 20 anni, ho vissuto 6 anni bellissimi, per mia fortuna sono arrivato nel miglior periodo del Milan. Poi dopo hanno fatto benissimo con Sheva, Nesta e Maldini. Ma quel periodo era la squadra più forte del mondo. Anni difficili, c’era guerra civile in ex Jugoslavia. Non erano semplici i rapporti, noi ci siamo riusciti perché eravamo amici prima di venire al Milan. Insieme al militare e in nazionale, eravamo d’accordo, parlavamo poco di guerra ma di altre cose. Non ci potevamo trovare d’accordo. Non è colpa di calciatori e sportivi che è successa la guerra, ma di interessi politici che poi sono diventati miliardari con quella guerra”.

La sfida contro il Porto l’1 dicembre (con tre gol e tre assist di Savicevic) prima della Coppa Intercontinentale, per la quale sembrava ci fosse un problema di squalifica per il Genio per quanto accaduto nel 1991 nella finale giocata dalla Stella Rossa, ma poi si sbloccò tutto...eppure...: “Per Capello era difficile gestire tanti stranieri. Io non giocai a Yokohama. Si poteva aspettare anziché dare la formazione due giorni prima. Capello aveva la testa dura, come me. Dispiace non aver giocato. Il primo anno io ho giocato poco in campionato, poi ero infortunato. Capello teneva ad altri giocatori prima di me. Quella partita non dovevamo perderla. L’Ajax era fortissimo, grande generazione. Dispiace non avere giocato, porto ancora rancore per quella finale. Era il mio miglior periodo. Stavo bene. Invece nel  1993 non ero in forma, Atene? Stavo bene, avevamo due settimane di riposo. Dopo il campionato avevamo giorni liberi e poi siamo tornati e ci siamo preparati bene. Adesso si gioca troppo. Prima erano meno partite e si giocava più duro, ora si gioca di più ma i giocatori sono più protetti dagli arbitri. Prima c’era tolleranza sui falli”.

Sul rapporto con Roberto Baggio: “Mi fanno piacere le sue parole. E’ stato uno dei più grandi giocatori italiani. Arrivato nel 1995 da noi, io ero al Milan da tre anni. Era giusto che portavo io il numero 10, ma lui non è arrivato volendo quel numero. Da qui si vede quanto è grande. Mi dispiace per quel rigore nel ’94, per lui e Franco Baresi (Mondiale 1994, finale contro il Brasile, ndr). Gli mancava solo quello”.

Su Sinisa Mihajlovic e la Jugoslavia: “Noi dei Balcani siamo difficili da gestire. C’era tanta pressione dei giornalisti, da noi fanno pressione sui CT e non hanno tranquillità di scelta. Dal ’74 avevamo una grandissima squadra. Li conosco tutti a memoria (e li recita come fosse una poesia, ndr). Anche nell’82 in Spagna ci ha rovinato l’arbitro Pedersen, rigore fuori area, poi lo sbaglia e lui fa ripetere. Abbiamo perso in rimonta 2-1”. Poi cita un altro errore arbitrale di quegli anni. “Anche nel ’92 e ’94, avremmo potuto vincere”.

Sul Milan del presente: “Dispiace di questo momento. Inter sta facendo meglio di noi. E’ la vita, speriamo che il Milan si riprenda. Questa situazione con Zvone non fa bene alla squadra e all’ambiente. Il Milan per tornare grande deve azzeccare i buoni giocatori. Sono cambiati tanti allenatori, da Mihajlovic, prima Inzaghi… Non è colpa degli allenatori, ma dei giocatori. Puoi cambiare tutti gli allenatori, non è tutta colpa loro. All’epoca azzeccava giocatori ottimi, Gullit, Van Basten, Rui Costa, Sheva, Seedorf, Nesta… Adesso il Milan ha comprato giocatori, ma nessuno si è fatto vedere, segnando 15-20 gol e facendo il leader. Luka Jovic? Sinceramente non lo conosco bene. Ha fatto ottima stagione in Germania, non seguo calcio tedesco solo Bayern e Borussia. Ho visto una partita, ma visto poco bene. Al Real Madrid poca roba. Io lo conoscevo a 17 anni, era promettente, poi al Benfica non ha fatto bene, dato in prestito e poi bene in Germania. Non lo posso giudicare”.

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