DDD
I migliori video scelti dal nostro canale

ddd

Lazio, Castroman e il suo 2-2 nel derby: “Sentivo che qualcuno doveva segnare e Dio ha scelto me…”

Che derby "quel" derby...

Lucas Martín Castromán a 360 gradi: derby ma non solo...tanto mercato e tanti giudizi sui calciatori argentini

Domenico La Marca

Durante il programma “Taca La Marca”, in onda su Radio Musica Television, è intervenuto Lucas Martín Castromán, ex centrocampista di Lazio e Udinese tra le tante, il quale si è soffermato sullo stato di crisi del calcio e su tanti altri temi, ecco quanto emerso:

Il ritorno in campo: "In Argentina abbiamo osservato attentamente l'esperienza europea, di conseguenza abbiamo cercato di operare nel migliore dei modi per limitare i danni. Da noi è stato importante fermare il calcio, però allo stesso tempo questa sospensione ha scaturito grandi difficoltà, soprattutto per le squadre minori, che sono sul baratro del fallimento". Il gol nel derby: "Ricordo tutto, è rimasto nel cuore dei laziali, ma in qualche modo anche dei romanisti. Perdevamo 2-0 e pensavo che non poteva accadere una cosa del genere, visto che la Roma non aveva fatto tanto più di noi. Il 2-0 è sempre una situazione particolare, perché seppur stai vincendo non puoi abbassare mai la guardia, basta una rete per cambiare gli equilibri dell'incontro. Difatti con il gol di Nedved la partita si riaprì, personalmente appena entrai in campo ogni volta che avevo il pallone cercavo di puntare la porta avversaria. Dopo tre calci d'angolo consecutivi ho deciso che qualcuno doveva segnare, mi è arrivato il pallone e Dio ha voluto che mettessi la palla alle spalle del portiere".

L'importanza dei connazionali per ambientarsi: "All'epoca del mio trasferimento alla Lazio c'erano molti connazionali basti pensare ai vari Veron, Crespo, Simeone e Claudio Lopez. Hanno fatto tanto per me, aiutandomi anche ad apprendere la lingua italiana. La Lazio era una squadra di grandi campioni anche fuori dal campo, tutti sono stati fondamentali per il mio ambientamento in biancoceleste". Zoff: "Ero stato richiesto da Eriksson, ma al mio arrivo in panchina trovai Zoff. Avevo tanta voglia di conoscere il calcio italiano e il confronto con un grande personaggio del genere è stata una cosa eccezionale. Zoff fu bravo a far giocare tutti e a fare le scelte giuste al momento giusto. Nonostante non fossi stato richiesto da lui ho avuto un bel rapporto professionale e mi ha trasmesso tanta tranquillità."

Mancini: "Con Mancini ho avuto un rapporto personale molto complicato, ero in disaccordo con alcune sue decisioni e per questo decisi di lasciare la Lazio anche per il bene della squadra. In un post partita ebbi uno scontro con lui, ero oramai ai margini dello spogliatoio e il club doveva affrontare un impegno europeo contro il Benfica. Diversi giorni prima si infortunò Cesar e nonostante non rientrassi nei piani tattici fui schierato titolare, giocando anche discretamente bene, dopo tanto tempo che non mettevo piede in campo. A fine partita mi sentii chiamare ma sapendo quello che Mancini voleva dirmi cercai di ignorarlo fino a quando non arrivammo allo scontro. Dissi di non essere il secondo di nessuno e tornando nello spogliatoio comunicai al mio procuratore di voler andare via. Ovviamente è una storia vecchia di anni, all'epoca ero molto giovane e la stessa Lazio era in difficoltà economica, vivevamo una situazione particolare sia noi giocatori che lo stesso mister, parliamo di un semplice aneddoto, tutto ciò è oramai da tempo alle spalle."

Il mancato scambio: "Ero in procinto di passare all'Udinese, squadra in cui successivamente ho militato, in uno scambio che prevedeva il mio trasferimento e quello di Liverani in bianconero in cambio di Alberto, Pizarro e Jorgensen più conguaglio in favore dei biancocelesti. Fabio (Liverani) non era convinto del trasferimento e l'operazione saltò." Questione Higuain: "Se fossi in lui rimarrei alla Juventus e rispetterei il contratto considerata anche la sua età. Ritornare in Argentina non sarebbe semplice anche in una squadra come il River, visto che dovrebbe esprimersi ancora meglio di quanto fatto a Torino, le aspettative su di lui sarebbero elevatissime anche come clamore mediatico, inoltre dal punto di visto economico dovrebbe spalmarsi l'ingaggio." Bielsa-Lazio: "Penso che per la Lazio sia meglio così, visto quello che sta facendo Inzaghi. Con Bielsa la Lazio forse avrebbe potuto fare lo stesso percorso. È sempre stato un allenatore con un pensiero rivoluzionario, difatti il calcio che giochiamo adesso lui lo professava trent'anni fa. Devo tanto a lui come allenatore, mi ha fatto esordire al Velez. Forse uno dei motivi del mancato approdo a Roma sarà stata qualche richiesta che la società non ha potuto soddisfare, ma sicuramente non sarà dipeso da questioni di natura economica".

Lautaro Martinez: "Lautaro è un giocatore di grandissimo livello, inizialmente è stata una sorpresa, ma poi ha fatto un salto di qualità incredibile. Ha grinta e velocità, non è il classico attaccante d'area di rigore e mi piace molto anche in ottica nazionale, che oltre ad avere Messi, può fare affidamento su tanti altri campioni". Inzaghi: "Quando giocavamo insieme non lo vedevo come un futuro allenatore, era una persona molto tranquilla e mi ha fatto molto piacere vedere come si è imposto nelle sue nuove vesti alla guida della Lazio. Ha preso il club dal basso riportandolo ad altissimi livelli. I ragazzi sono dalla sua parte, se continuano così possono togliersi grandi soddisfazioni". Mendieta: "Quando ci hanno annunciato il suo arrivo eravamo molto entusiasti, visto che era reduce da grandissime stagioni con la maglia del Valencia, il vero problema per lui è stato il rapportarsi con il calcio italiano. In Spagna è tutto molto più semplice, lo stesso problema lo ha avuto Iván de la Peña, un altro calciatore di assoluto valore".

Potresti esserti perso