Arrivato nella città capitolina nel gennaio del 2006 fa il suo esordio in Serie A a il 30 agosto 2009 contro la Juventus, per poi giocare l’intera stagione da titolare sotto la guida di Claudio Ranieri. I giallorossi, dopo un campionato straordinario, perdono all 35° giornata contro la Sampdoria per 2-1, regalando la vetta della classifica all’Inter di Mourinho che, tre gare più tardi, vincerà lo scudetto.
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Roma, Julio Sergio: “Zaniolo deve dimostrare. Lo scudetto? Lo vince la Juventus. Le emozioni? I derby!”
Julio Sergio, ex portiere brasiliano che ha vestito la maglia della Roma per 5 stagioni.
Julio Sergio, oggi, ha risposto così ai microfoni di Football News 24. Nel 2006 era in Brasile, ad un certo punto le arrivò la chiamata della Roma, come andò la vicenda? “Nel corso della mia carriera avevo giocato con Zago in Brasile, sia al Santos che alla Juventude. Nel 2006 lui era alla Roma, mi chiamò dicendomi che aveva parlato di me alla dirigenza giallorossa e mi chiese se avessi voglia di fare un provino, io ero appena stato operato al ginocchio e volevano vedere se fossi all’altezza. Dopo aver accettato lo stesso Zago chiamò Alessandro Lucci, che in seguito è diventato il mio procuratore, e iniziai questa nuova esperienza. In Brasile avevo già vinto due scudetti, uno nel 2002 e uno nel 2004, andare a svolgere un provino per una squadra del calibro della Roma mi faceva piacere, volevo andare in Europa. Inizialmente dovevo fermarmi per una settimana, sono rimasto invece in città per 15 giorni e poi mi hanno confermato. Arrivare nello spogliatoio e vedere Totti, Panucci, Montella, Cufrè e tanti altri campioni non è semplice, ma è stata la scelta migliore della mia vita”.
Qual è l’emozione più forte che ha vissuto a Roma? “La cosa più emozionante erano i derby, quelli che ho giocato sono stati fantastici e non gli dimenticherò mai. La cosa più bella però credo sia stata la mia storia, sono arrivato per fare un provino e mi sono ritrovato ad essere importante all’interno dello spogliatoio con Spalletti e protagonista con Ranieri. Sono orgoglioso della strada che ho fatto”. Cosa si prova a giocare il derby di Roma? “Nel corso della mia carriera avevo giocato diversi derby in Brasile, prima con il Botafogo e poi con la maglia del Santos, ma non ne avevo mai provato uno come il derby di Roma. Qui è tutto diverso, sia tra i tifosi che tra i giocatori. Il primo che ho giocato è stato per me uno dei più importanti, al novantesimo, infatti, feci una grande parata su Mauri e portammo a casa i tre punti, in quel periodo avevo poca fiducia da parte della squadra. Da quel giorno ho fatto la mia strada, credo di aver fatto delle cose importanti”. Come ha vissuto gli anni con Ranieri? Che tipo di allenatore è? “Ranieri non sembra nemmeno essere una persona immersa nel mondo del calcio, questo è un movimento complicato, difficile, lui invece è molto semplice, un signore, riesce a rendere tutto facile. Non ha paura di fare determinate scelte, si assume responsabilità importanti, non tutti ne sarebbero in grado. Questo è molto positivo, è un vincente, vuole sempre il meglio per la sua squadra, per me è come se fosse un padre, mi ha dato tanta fiducia che ho ripagato con buone prestazioni. Avevo un rapporto importante con il mister, anche con il preparatore dei portieri, Giorgio Pellizzaro, che ha saputo tirare fuori le mie migliori qualità. Sono stati due anni fantastici”.
Proprio con Ranieri avete sfiorato lo scudetto, poi vinto dall’Inter, nel 2010. Quanto rammarico c’è per non esserci riusciti? “Quello scudetto è l’unica cosa della mia carriera che rimpiango. Abbiamo fatto un campionato straordinario che alla fine abbiamo perso in quarantacinque minuti contro la Sampdoria all’Olimpico (I blucerchiati vinsero 2-1 in rimonta alla trentacinquesima giornata; ndr). Sarebbe stato qualcosa di unico alzare quello scudetto. Spesso parlo con Zago di cosa si provi a diventare campioni d’italia a Roma, io purtroppo ho avuto la possibilità di provarlo solo fino all’ultima gara in cui fino al settantacinquesimo, prima che segnasse l’Inter, eravamo primi. In caso di successo credo che in questo momento starei ancora vivendo a Roma con la mia famiglia. Non si può avere tutto nella vita, purtroppo. Mi accontento del ricordo che ho lasciato, mi vedono come una grande persona e un grande professionista”. E’ ancora una ferita aperta? “Ci sono cose che non si dimenticano facilmente, non solo per me, anche per i tifosi, squadra e società. C’è ancora tanta amarezza nel pensare di non essere riusciti a rendere quel momento qualcosa di spettacolare”. Com’era giocare con Totti? “All’interno dello spogliatoio era una persona molto tranquilla, faceva ridere sempre tutti e univa molto il gruppo, da quando sono arrivato non è mai cambiato, penso che sia anche per questo che è diventato un campione nel corso della sua carriera. Non saprei come descriverlo, è uno dei calciatori italiani più forti della storia”. E per quanto riguarda De Rossi? “Daniele ha una personalità molto forte, voleva sempre che le cose venissero fatte bene. Si faceva sentire spesso, ha fatto tante cose per il bene della squadra, ammiro molto lui e la sua storia”.
Come vede la Roma di Fonseca? “Credo che se la Roma arrivasse in Champions League sarebbe importantissimo. Cambiare allenatore non è mai facile, ci vuole sempre tempo prima che quest’ultimo si adatti, ma penso che Fonseca sia molto preparato, ha già vinto qualcosa in Europa. Dietro a tutto ciò c’è un grande progetto, per il quale servirà sicuramente tempo per portarlo a termine. Giocare con questa maglia non è mai semplice, i tifosi pretendono sempre molto, ma la società deve pensare prima alle piccole cose, solo così facendo arriveranno grandi risultati. Ad oggi hanno una buona squadra, composta anche da giovani promesse, come Zaniolo”. Zaniolo può essere il nuovo Totti? “Sinceramente credo che un nuovo Totti non ci sarà mai più, non prima di cento anni. Zaniolo è giovane e ha tanta qualità, deve però ancora dimostrare molto. Bisogna lasciarlo tranquillo, senza pretendere troppo e sovraccaricarlo di pressioni difficili da gestire, deve possedere la giusta personalità per mettere sempre in campo il suo talento. Mi auguro faccia davvero bene e chissà, magari restare alla Roma per tanti anni”. Qual è il calciatore più forte che ha affrontato nel corso della sua carriera? “Robben mi piaceva molto, l’ho incontrato quando abbiamo affrontato il Bayern Monaco in Champions League, era davvero forte. Quello che mi ha impressionato di più è stato però Del Piero, aveva tantissima qualità”.
Come procede la sua carriera da allenatore? “Io sto continuando a fare corsi che mi permettano di ottenere i patentini necessari per allenare ai livelli che contano, ad oggi posso fino in Serie D, ma il mio obiettivo è arrivare in alto. Mi piacerebbe partire dal basso per fare esperienza, magari anche come vice, e capire un po’ il lavoro. Ho già avuto alcune possibilità in Brasile, rivelatesi molto positive, voglio però tornare in Europa, nel grande calcio, diverso da quello brasiliano in cui c’è molta qualità individuale, anche se manca collettività e organizzazione, è molto difficile. Ho potuto osservare da vicino il lavoro di Spalletti e Ranieri, imparando diverse cose, credo di essere sulla strada giusta”. L’Inter può impensierire la Juventus? “La squadra di Conte può dare tanto fastidio, ma credo che la Juve sia un gradino sopra a tutte, è davvero forte. Sarri mi piace molto, ha grandi idee così come tutta la società bianconera. L’Inter si sta riprendendo, ma non è ancora all’altezza”.
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