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Era il nuovo George Best, il più grande di tutti: ma la droga e la cacca negli spogliatoi avversari hanno segnato Robin Friday

Robin Friday, il più grande giocatore che si sia mai visto, era un attaccante del Reading e nella sua carriera di 4 anni, è stato votato come miglior giocatore del Reading 3 volte

"The Greatest Footballer you Never Saw": così' lo descrivono gli inglesi su Twitter. Poi però, purtroppo, nella vita e nell'indole di Robin Friday c'era anche dell'altro...

Redazione DDD

di Luigi Furini -

Secondo alcuni storici del calcio, Robin Friday è stato il più grande calciatore al mondo. Non ha mai giocato in Premier League, ma questo poco importa. E’ entrato e uscito di galera, lo hanno preso per spaccio, per furto, per scippi. E’ stato in riformatorio, ha avuto tre mogli. Per tutta la vita non ha mai accettato che gli venisse detto che cosa doveva fare. Se qualcuno ci provava, lui si arrabbiava e si nascondeva in un pub. Guai a dirgli che cosa fare, in campo e fuori. Lui era così.

Robin Friday, un eroe maledetto ma un idolo anche per i fan del Subbuteo

Debutta nel Walthamsow, che lo paga 10 sterline a settimana. Ha solo 18 anni, ma è già sposato e ha un figlio. I soldi sono pochi e lui si trova un lavoro da operaio. Segna valanghe di gol, ma al fischio finale raggiunge il bar più vicino. Nel 1971 lo ingaggia l’AHayes, che gli triplica lo stipendio. Per festeggiare l’evento, ubriaco e fatto di droga, si butta da un tetto. Inciampa e cade: un palo gli trafigge una natica. Sta fermo quattro mesi. Arriva il giorno del debutto, ma in campo non c’è. I suoi compagni sanno dove andarlo a cercare (e intanto scendono in campo in 10). Gli avversari lo insultano ma è lui all’80 a sbloccare la gara con un tiro al volo. I tifosi sono in festa, i compagni lo abbracciano. Lui, a fine partita, si presenta dall’allenatore, “colpevole” di averlo cercato al pub. “La prossima volta – gli dice – vedi di non rompermi i coglioni”.

Alcuni manager sono però convinti di poterlo recuperare. E lo cercano. La spunta il Reading, che lo acquista per 750 sterline. E’ il 1974. Per prima cosa, Robin chiede a un dirigente quale fosse la zona del quartiere dove trovare la roba migliore. Durante gli allenamenti si fatica a controllarlo. Così finisce fra le riserve. Ma la squadra va male e torna fra i titolari. Segna gol da fantascienza, diventa l’idolo dei tifosi. Per tutti diventa il “sesto Beatle”, il quinto era George Best, giocatore nordirlandese, di sei anni più vecchio di Robin. Gol e successo a parte, Friday va avanti a fare la sua vita. Un giorno si presenta, nella hall dell’hotel dove soggiornava la squadra, con un cigno al guinzaglio. Nel 1974-75 segna 18 gol. C’è anche un arbitro gli fa i complimenti. E come risponde Robin? Lasciando il campo per raggiungere uno spettatore che stava bevendo whisky. “Era solo per sciacquarmi la bocca”, dice. Ma viene espulso. Torna negli spogliatoi ma si infila in quello degli avversari, si abbassa i pantaloncini e fa la cacca in mezzo alla stanza. Viene ceduto al Cardiff. Va agli allenamenti in treno ma si finge controllore per non pagare il biglietto. Per questo viene arrestato. Durante una partita con il Luton Town  ha un alterco con il portiere. Lui torna a centrocampo, prende la palla, fa secchi due difensori e insacca. Poi alza due dita a V in faccia al portiere (ovvero lo manda affancu…). In un’altra partita, il suo marcatore fa un’entrata assassina. Lui reagisce con un calcio in bocca. Ancora un rosso. Rientra negli spogliatoi, fa ancora la cacca, ma stavolta dentro la borsa del terzino che lo aveva marcato. E’ la fine. A 25 si ritira dai campi di gioco. Resta senza soldi e, per procurarsi la droga, si traveste da poliziotto per sequestrarla agli spacciatori. Muore a 38 anni. Forse è stato il calciatore più grande di sempre. Ma nessuno doveva dirgli che cosa doveva fare.

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