Ci sono momenti nella vita che probabilmente sono e rimangono inspiegabili. La mente spesso non comprende, ma l'anima riconosce tutto con largo anticipo. In questi casi si può parlare benissimo di connessione profonda. Per Antonio Vera Carrillo, in arte Totti, quel legame invisibile si è acceso nella capitale, all'età di 7 anni circa, davanti a uno schermo nello store della Roma. In quel preciso istante ha sentito un richiamo nell’anima, un'energia che gli ha indicato la strada e gli ha donato un nome che sarebbe entrato per sempre nella sua vita.
Esclusiva
ESCLUSIVA – Antonio, il ‘Totti’ spagnolo: “Guardando Francesco ho scelto il mio destino e il mio soprannome”

In questa intervista esclusiva, Antonio ci svela la storia di quel legame profondo e ci racconta quel viaggio che ha trasformato un semplice ragazzo spagnolo in un “Totti” con un sogno immenso. Connessioni, anime e legami indissolubili: sono le storie che più ci piacciono e quelle che ci fanno sognare. Mettetevi comodi.

Totti: "Un viaggio a Roma ha cambiato la mia vita"
—Puoi raccontarci da dove vieni e quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo del calcio? Quali erano i tuoi sogni da bambino?
"Sono di Archena, un paese della Regione di Murcia, e ho iniziato a giocare a calcio da piccolissimo, come la maggior parte dei bambini in Spagna: per strada, nel cortile della scuola e poi nella squadra del mio paese. Fin da bambino sognavo di arrivare il più lontano possibile, vivere di calcio e potermi dedicare a ciò che mi appassiona. Ho sempre saputo che il pallone sarebbe stato parte della mia vita".
Come è nata l’idea di chiamarti Totti? Chi ha iniziato a chiamarti così e come è diventato ufficiale?
"Quando avevo 7 o 8 anni, andai in viaggio con i miei genitori e i miei fratelli a Roma. Entrammo nel negozio ufficiale della Roma e, mentre loro guardavano le maglie, io rimasi incantato davanti a uno schermo che trasmetteva le migliori giocate di Francesco Totti con il numero 10 sulle spalle. Non so perché, ma sentii subito una connessione. Mi colpì tantissimo e in quel momento decisi che volevo soprannominarmi “Totti” nel mondo del calcio. Da allora iniziai a chiederlo alla mia famiglia e agli amici e così è stato fino a oggi".
C’è stato un momento in cui hai pensato che un soprannome così famoso (grazie al Totti italiano) potesse essere un peso?
"In realtà no. Non l’ho mai sentito come un peso né mi ha mai messo pressione. Per me è sempre stata una motivazione. Io non cerco di essere Francesco Totti, cerco di essere la migliore versione di me stesso".
Pensi che questo soprannome abbia in qualche modo influenzato il tuo stile di gioco o la percezione che gli altri hanno di te?
"No, in campo ho il mio stile di gioco. Ma fuori dal campo, come capitano e compagno, sì: mi identifico molto con i valori che Totti trasmetteva (per quello che ho potuto documentarmi negli anni), come leadership, impegno e lealtà. In questi aspetti mi sento molto rispecchiato".

La nuova avventura allo Yeclano
—Parliamo del tuo arrivo allo Yeclano, nel luglio 2025. Cosa ti ha motivato a firmare per questo club?
"Il progetto dello Yeclano mi ha convinto fin da subito. È un club ambizioso, con una tifoseria molto appassionata e una storia bella alle spalle. Ho sentito che potevo integrarmi bene nella sua filosofia e che fosse il posto giusto per tornare a giocare e continuare a crescere come calciatore. Approfitto per ringraziare l’allenatore e tutti i membri del club per aver creduto in me e puntato sul mio profilo per questo nuovo progetto".
Quali obiettivi personali e di squadra ti sei posto in questa nuova avventura? E soprattutto, come ti descriveresti calcisticamente: che tipo di giocatore è “Totti”?
"A livello collettivo, voglio aiutare la squadra a stare il più in alto possibile, competere ogni giornata ed essere protagonisti nella categoria, pur sapendo dei budget altissimi che ci sono nel nostro girone IV. Ma credo che, per ambizione, voglia e entusiasmo, sarà difficile che qualcuno ci eguagli. A livello personale, voglio continuare a migliorare e crescere. Come giocatore mi considero piuttosto equilibrato: tattico, tecnico, con una buona capacità decisionale, con molto dinamismo e soprattutto molto attivo in fase difensiva".
Come descriveresti il tuo carattere, dentro e fuori dal campo?
"In campo sono abbastanza competitivo, molto intenso, ma sempre con controllo (non sono mai stato espulso). Credo di avere molta umiltà e penso sempre al bene della squadra. Fuori dal campo direi che sono l’opposto: molto tranquillo e vicino alle persone. Mi piace ascoltare e imparare da chi mi circonda".
All’interno della squadra, che ruolo hai a livello di leadership o presenza?
"Cerco di essere un giocatore che aggiunge valore, dentro e fuori dal campo. Non mi considero un leader nel senso tradizionale (anche perché sono appena arrivato e sono tra i più giovani), ma sì qualcuno che parla quando serve, che incoraggia e che tira il gruppo nei momenti difficili. Mi piace creare un buon ambiente e dare equilibrio".

"Trovo l'ispirazione anche tra Valverde, Pedri e Sergio Ramos"
—Ti ispiri a giocatori famosi (oltre al Totti italiano) per il tuo modo di vivere il calcio o per il ruolo in campo?
"Sì, mi ispiro molto a giocatori come Federico Valverde, Pedri e Sergio Ramos. Tutti rappresentano virtù diverse che ammiro: intensità, talento, personalità e capacità di influenzare il gioco della propria squadra".
Cosa provi a portare un soprannome così iconico, soprattutto in un paese diverso come la Spagna?
"È curioso, perché anche in Spagna è un nome rispettato, anche se non con lo stesso peso che ha in Italia. Io lo porto con orgoglio e responsabilità. Totti è stato un simbolo e, pur non volendomi paragonare, mi piace pensare che questo soprannome mi ricordi ogni giorno l’importanza di essere fedele a uno stile e a dei valori".
Guardando indietro, quando hai deciso di essere “Totti”, c’è qualcosa che oggi faresti diversamente?
"No, sinceramente. Ogni passo, anche gli errori, mi ha portato fino a qui. Il soprannome non l’ho scelto consapevolmente, ma mi ha accompagnato, motivato e dato identità. Lo rifarei esattamente allo stesso modo".
Dove ti vedi tra 5 anni? Ti piacerebbe giocare in altri campionati o paesi?
"Certo, assolutamente. Sopra ogni cosa amo il calcio e mi affascina l’idea di provare altri campionati, conoscere nuove culture calcistiche e continuare a mettermi alla prova. Non so dove sarò, ma so che continuerò a inseguire questo sogno con la stessa passione di quando ho iniziato".
Tra passioni e aneddoti sul nome Totti
—Come passi il tuo tempo libero? Hai passioni o interessi lontani dal calcio?
"Mi piacciono tutti gli sport. Pratico padel e nuoto, e adoro sia andare al mare d’estate che scappare in montagna d’inverno. Mi piace imparare cose nuove. Attualmente sto terminando una laurea e lavorando su alcuni progetti personali. Inoltre, mi piace trascorrere tempo con la mia famiglia e i miei amici, che sono una parte fondamentale della mia vita".
Hai qualche aneddoto curioso dietro questo soprannome che non hai mai raccontato?
"Una volta, in un torneo, vedendo il mio nome nella lista come “Totti”, un avversario si avvicinò solo per chiedermi una foto, pensando che fosse il mio cognome reale e che avessi qualche parentela con Francesco Totti. Mi fece ridere moltissimo. Alla fine la foto l’abbiamo fatta e abbiamo giocato una gran partita".
C’è un messaggio che ti piacerebbe inviare direttamente a Francesco Totti?
"Semplicemente: grazie. Per tutto quello che ha rappresentato per il calcio, per essere stato un modello di lealtà e qualità dentro e fuori dal campo. E se un giorno leggerà queste parole che sappia che in Spagna c’è un “Totti” che porta il suo nome con grande rispetto e umiltà".
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