Ciao Valentina. Innanzitutto come stai? Che momento della tua vita è questo? Sei ampiamente soddisfatta?
MADE IN SARDINIA
Valentina Caruso tra calcio, Cagliari, archeologia e “Origini”: l’intervista esclusiva
"È un momento molto positivo e stimolante professionalmente. Mi sto dedicando a progetti che amo mettendoci passione, studio e impegno".
Lo sport, in particolare il calcio, e l'archeologia sono i tuoi mondi, le due passioni più grandi. Partiamo dallo sport. Come ti sei avvicinata a questa passione? Il calcio è stato amore a prima vista?
"Mi sono avvicinata al calcio fin da bambina, è una passione trasmessa da mia madre molto tifosa del Cagliari di Gigi Riva e dai miei fratelli quasi coetanei. Giocavo a calcio con loro e con i ragazzini del vicinato, giocavamo con le macchinine telecomandate, ero una bimba un po' maschiaccio. Poi, con buona pace di mamma che avrebbe preferito che facessi danza, ho deciso proprio di tesserarmi a una squadra di calcio, a livello giovanile, ero l'unica femminuccia, in quel periodo non esistevano squadre femminili. Ma mi sono trovata molto bene. I miei genitori mi hanno sempre lasciata libera di seguire le mie inclinazioni, ci portavano spesso allo stadio a vedere le partite del Cagliari. Mi divertivo tantissimo".
Il tuo primo ricordo del Cagliari? Sei cresciuta in una famiglia di tifosi?
"Il Cagliari in Uefa e le imprese di Oliveira, Dely Valdes, Villa, Pusceddu, Firicano. Che ricordi! È grazie a loro che decisi di giocare a calcio, collezionavo le figurine, non mi perdevo una partita".
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